January 11, 2018 | Author: Anonymous | Category: N/A
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DAN: YOUR DIVE SAFETY ASSOCIATION
Alert Diver
II QUARTER 2009
DIABETE ED IMMERSIONI Rassegna di uno studio DAN sui livelli di glucosio plasmatici nei subacquei ricreativi IMMERSIONE SUBACQUEA ED IMPIANTI DENTALI
TRAUMA PSICOLOGICO E TERAPIA
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Fotografia vincitrice della 4° sessione 2008 & vincitrice del Photocontest 2008 2
Photo by Andrey Nekrasov
Alert Diver
Sommario
Editoriale 4 by Alessandro Marroni M.D. Bullettin board 6 -Nota Informativa- Le cure termali per la riabilitazione della tromba d'Eustachio 8 By Dott.ssa Marina Motta -Incident insightsdite "no" alle pressioni esterne trovate le giuste motivazioni per immergervi. 9 By Jeff Mayers Diagnosi Differenziale E' malattia da decompressione o no? Il DAN espone il dilemma di un medico. 12 by Joel Dovenbarger Può accadere quando un infortunio -come la MDDcapita ai bravi subacquei 15 by Jeff Mayers -Medical lineEpilessia ed immersione Il DAN spiega perchè non è una buona cosa combinare le due 20 By Frans Cronjè I farmaci per trattare la depressione e l'idoneità alla pratica dell'attività subacquea 25 By Laurie Gowen Trauma psicologico e terapia 28 by Federica Alfieri -FeaturesImmersione subacquea ed impianti dentali 33 By Laurence Stein Diabete ed immersioni 38 rassegna di uno studio DAN sui livelli di glucosio plasmatici nei subacquei ricreativi. By Neal W.Pollok, Donna M. Uguccioni, Guy De L Dear Flirtando con un polpo ad anelli blu (ancora una volta) 43 By Elizabeth Cook I tessuti hanno tempi di emivita reali? 47 By Jolie Bookspan -ResearchVolare dopo l'immersione 57 Il DAN riesamina le linee guida By DAN staff
Editore DAN Europe Casella Postale 77 64026 Roseto degli Abruzzi (Te) Italy Phone +39 085 893 0333 Fax +39 085 893 0050 Skype: Dan_europe_foundation Redattore Capo Prof. Alessandro Marroni M.D. Collaboratori Be.Ne.Lux Malta España Danmark Italia Deutschland and Austria Suisse
Costantino Balestra Ramiro Cali Corleo Jordi Desola Ole Hyldegaard. Alessandro Marroni Urlich van Laak Jürg Wendling
Traduttori English Italian
Bird Deely Sergio Discepolo & Manuela Bonacina
Deutsch
Achim Strieben
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Gwendolyn Hayden Marta Javier Cornejo Els Knaapen JP Vuorio Bahattin Memisoglu Jaroslaw Woch Ivan Ivcevic Làszlò Fogarasi Bruno Stuart-Torrie Klement Hartinger Michal Palkovic Igor Urh
II QUARTER 2009
Direttore Artistico: Francesca Marroni E-mail:
[email protected] Website: www.daneurope.org Distribuzione: World wide 3
Alert Diver, perchè non più in forma cartacea?
Soltanto una Moda o un Servizio Migliore per i Subacquei e la Sicurezza in Immersione?
Prof. Alessandro Marroni M.D. Presidente, DAN Europe presidente, International DAN
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ari Membri DAN Europe, Questo numero dell’“Alert Diver”, la vostra Rivista di Sicurezza in Immersione, vi sta pervenendo in modo diverso dal solito. All’interno delle analoghe organizzazioni del DAN International, Il DAN Europe è unico: è l'unica area nella quale non si parla una sola lingua e ci si rivolge a Subacquei appartenenti a Paesi, Culture ed Abitudini diverse. Questo è un contesto difficile ed esigente, che sin dai primordi ci ha portato a tentare di concentrarci sulle molte realtà oggettive che uniscono i subacquei di tutto il mondo, piuttosto che sulle differenze. Tuttavia, questo non sarebbe stato possibile se non avessimo fatto del nostro meglio per superare le barriere imposte dalle varie lingue. In realtà, la Comunicazione può risultare efficace solo quando il messaggio può essere compreso e, per raggiungere questo obiettivo, le informazioni devono essere trasmesse nella lingua madre di ciascuna persona, così come nel rispetto delle sue abitudini e delle sue tradizioni. Tredici anni fa pubblicammo la prima versione plurilingue dell’Alert Diver, e decidemmo di adottare le sei lingue che, a quei tempi, avrebbero coperto la stragrande maggioranza dei nostri membri. Queste erano: l’Olandese, l'Inglese, il Francese, il Tedesco, l'Italiano e lo Spagnolo. Era un compito molto arduo, ed ancora non copriva interamente tutti i membri, molti dei quali sono stati costretti a leggere in una lingua che non era la propria. Da allora in poi, grazie all'appoggio continuo e crescente di tutti voi, 4
Editorial
Membri DAN Europe, il DAN Europe è cresciuto ed annovera membri in tutta Europa, oltre che in molti altri Paesi del Mondo. La missione primaria del DAN è la Sicurezza in Immersione, e non può esserci Sicurezza senza una comunicazione efficace, esposta in parole semplici ed universalmente comprensibili. Parlare la lingua dei Subacquei è, quindi, indispensabile! Abbiamo sempre fatto del nostro meglio per raggiungere quest’obiettivo, a partire dalla gestione delle emergenze subacquee attraverso la nostra rete, veramente unica e globale, di Specialisti in Medicina Subacquea disponibili 24 ore al giorno, in ogni giorno dell'anno, per assistere i subacquei in difficoltà attraverso le Hotlines del DAN presenti in tutto il mondo. Il numero di questi Specialisti in Medicina Subacquea nel corso degli anni è cresciuto ed è in continuo aumento, avendo come unica meta quella di fornire ai Subacquei, nel momento del bisogno, un servizio sempre migliore. Il DAN Europe, per raggiungere l’obiettivo di assistere ed informare nel modo migliore i propri Membri in tutto il Mondo, si accinge ora ad un altro importante cambiamento, la pubblicazione di una nuova Edizione Plurilingue dell’Alert Diver in molti più idiomi, mirando a coprire non solo le 27 lingue dell'Unione europea, ma anche le lingue dei Paesi che appartengono all'Area Economica Europea, come il Norvegese e l'Islandese, così come l’Arabo e l'Ebraico. Questo non sarà un compito facile, né otterrà risultati immediati. Inizieremo con un numero relativamente limitato di lingue ed ampliandolo in maniera graduale, sperando di aggiungere nuovi idiomi ad ogni nuovo numero dell’Alert Diver, così come al Sito Web del DAN Europe. L'unico modo possibile per giungere a questa meta e dare inizio a questo arduo progetto è quello di abbandonare la versione cartacea del nostro Periodico e pubblicarne una elettronica, che sia disponibile per i Membri DAN tramite internet. Questa decisione comporta altri vantaggi: non solo le varie traduzioni avranno la stessa ele-
gante veste grafica e pari dignità, cosa che non era possibile nella precedente versione cartacea in “solo” sei lingue, ma l’Alert Diver diverrà più eco-sostenibile, evitando il consumo di tonnellate di carta all’anno, più facilmente archiviabile sui supporti elettronici come gli Hard Disk o i CD e molto più fruibile quando si cerca un tema specifico, con l'ausilio degli strumenti di ricerca che saranno forniti dal sito web del DAN Europe. Inoltre, ogni anno pubblicheremo gli argomenti trattati dall’Alert Diver su un CD, rendendolo disponibile per un’accurata lettura da parte dei Membri. Allo scopo di portare avanti questo progetto, con la meta ultima di esser capaci di esprimerci con ciascuno e con tutti i nostri Membri nella propria lingua madre, abbiamo bisogno del vostro aiuto e del vostro appoggio. Se sull’Alert Diver la vostra lingua non è ancora disponibile, per favore aiutateci a trovare un membro DAN, un compagno d’immersione, o un subacqueo vostro amico che sia in grado e sia disposto ad aiutare il DAN in veste di Traduttore dall’Inglese. Questo notevole cambiamento, ad ogni modo, è reso possibile grazie all’odierno ed efficace “stile di vita elettronico”; è semplicemente necessario ed è l'unico ragionevole sistema per fornire ai nostri membri informazioni utili ed “utilizzabili” e per favorire la consapevolezza della sicurezza in immersione nel miglior modo fattibile, rendendola più universalmente comprensibile. Il nostro obiettivo, ed allo stesso tempo la nostra missione, è quello di render migliore la qualità dei nostri servizi per i Subacquei e per la Sicurezza in Immersione. Grazie, Membri del DAN Europe, per il vostro supporto al DAN nel raggiungimento di questo obiettivo! Acque Chiare a tutti Voi!
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Bullettin Board
DAN Europe Research – Il Nuovo Progetto è stato quasi portato a termine! Grazie alla risposta in massa dei membri del DAN Europe, il DAN Europe Research ha pressocché completato la serie di immersioni di ricerca nella piscina Nemo33 di Bruxelles. Ciascun subacqueo volontario ha compiuto 8 volte la stessa immersione, nelle stesse condizioni. Prima e dopo ciascuna di queste immersioni, i subacquei ricercatori sono stati sottoposti ad un’impressionante serie di esami medici, inclusi gli esami del sangue, le analisi delle urine, la misurazione delle variazioni della frequenza cardiaca, quella della bioimpedenza, la Vasodilatazione Flusso Mediata, una misurazione della reattività dei vasi sanguigni, ed un esame ecocardiografico effettuato utilizzando uno strumento ecocardiografico portatile di ultima generazione. Con i risultati di oltre 200 immersioni identiche, saranno raccolte ed analizzate importanti informazioni che aiuteranno a capire meglio le variazioni nella formazione di bolle di decompressione tra i subacquei. Il DAN Europe Research desidera ringraziare per il loro appoggio tutti i subacquei che hanno partecipato alla ricerca, i subacquei che hanno partecipato alla sicurezza, gli allievi, i medici ed i fisiologi che hanno aiutato ad effettuare le misurazioni e l’azienda che ha fornito la strumentazione ecocardiografica . Ricordate, senza i nostri membri, la ricerca in medicina subacquea e nella sicurezza in immersione semplicemente non sarebbe possibile.
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Bullettin Board DISPOSITIVI DI SEGNALAZIONE DEL SUBACQUEO IN IMMERSIONE Nuove disposizioni contenute nel regolamento di sicurezza della nautica da diporto (D. M 146 del 29.7.2008) Art. 91 – Segnalazione 1. Il subacqueo in immersione ha l'obbligo di segnalarsi con il galleggiante di cui all'articolo 130 del decreto del Presidente della Repubblica 2 ottobre 1968, n. 1639. (La tipica boa con bandierina). 2.In caso di immersione notturna, il segnale di cui al comma 1 del presente articolo è costituito da una luce lampeggiante gialla visibile, a giro di orizzonte, ad una distanza non inferiore a trecento metri. (Viene così ufficializzato un sistema di segnalazione utilizzato in notturna da quasi tutti i subacquei, ma a volte contestato dalle autorità preposte ai controlli). 2.In caso di più subacquei in immersione, è sufficiente un solo segnale. Ogni subacqueo è dotato di un pedagno o pallone di superficie gonfiabile, di colore ben visibile e munito di sagola di almeno cinque metri, da utilizzare, prima di risalire in superficie, in caso di separazione dal gruppo. (Finalmente viene chiarito che nel caso di un gruppo di subacquei basta una sola boa per l'intero gruppo. Viene però introdotto l'obbligo, per ogni subacqueo, di portare con se in immersione il pedagno gonfiabile, che in caso di separazione acciden tale dal gruppo deve essere lanciato in superficie prima di riemergere). 3.Il subacqueo deve operare entro il raggio di cinquanta metri dalla verticale del segnale di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo. (Questa disposizione già esisteva, quindi viene ulteriormente confermato che il subacqueo non si può allontanare più di 50 metri dal dispositivo di segnalazione utilizzato). 3.Le unità da diporto, da traffico o da pesca in transito devono mantenersi ad una distanza non inferiore ai cento metri dai segnali di posizionamento del suacqueo (Sono quindi le unità in transito a doversi mantenere ad almeno 100 metri dal subacqueo, non la barca appoggio del subacqueo o del gruppo!) Siamo riusciti ad ottenere un prezzo molto vantaggioso per i pedagni o palloni di superficie gonfiabili! Potete ordinarli sul nostro catalogo on line dove troverete anche tanti altri interessanti articoli Prezzo riservato agli iscritti DAN 1 pezzo € 8,60 IVA inclusa 5 pezzi € 39,30 IVA inclusa 10 pezzi € 71,23 IVA inclusa 7
Nota informativa Le Cure Termali per la Riabilitazione della Tromba di Eustachio Dott.ssa Marina Motta - Specialista in Otorinolaringoiatria La tuba di Eustachio è un canale osteo-fibro-cartilagineo che collega la cassa timpanica dell’orecchio medio allo spazio retronasale o cavo rinofaringeo. In condizioni di riposo, la tuba ha un lume virtuale e con la sua apertura, durante la deglutizione o la manovra di Valsalva, si realizza l’equilibrio tra la pressione ambientale e quella all’interno dell’orecchio. La presenza di catarro tubarico, per esempio a seguito di un forte raffreddore, impedisce questo meccanismo e così insorgono fastidiosi sintomi quali: compensazione difficoltosa, senso di vertigine, calo dell’udito, ovattamento auricolare, autofonia (la propria voce rimbomba nell’orecchio) e talvolta acufeni (ronzii auricolari). All’otoscopia è possibile rilevare la presenza di bolle d’aria frammiste a muco al di là del timpano. Da molto tempo è nota l’efficacia della terapia termale che si avvale dell’utilizzo di acque minerali sulfuree alle quali viene attribuita una spiccata attività mucoregolatrice, antisettica, eutrofica e immunostimolante. Con le INSUFFLAZIONI ENDOTIMPANICHE il Medico convoglia, attraverso un cateterino introdotto in una fossa nasale, il gas sulfureo erogato dall’apparecchio insufflatore direttamente nella tromba di Eustachio. Col procedere delle sedute il catarro tubarico si riduce e il paziente ottiene un graduale sollievo dai fastidiosi disturbi auricolari. I pazienti più piccoli o coloro che non gradiscono il cateterino endonasale (per esempio a causa di deviazioni del setto nasale) possono usufruire del POLITZER VIBRATO, tecnica assolutamente indolore che permette di convogliare il gas termale nella tuba uditiva per via indiretta. Inoltre, grazie alla particolare vibrazione prodotta dall’apparecchio per il Politzer, si ottengono un massaggio timpanico, una mobilitazione del sistema timpanoossiculare (martello-incudine-staffa) e una tonificazione dei muscoli che presiedono all’ apertura della tuba: insomma, una vera e propria chinesiterapia riabilitativa dell’apparato di trasmissione dell’orecchio medio che, nel suo piccolo, possiede tutte le caratteristiche delle articolazioni di pertinenza ortopedica. Per maggiori informazioni la Dr.sa Motta è disponibile al numero 347-60.88.610
Dite 'No' alle pressioni esterne trovate le giuste motivazioni per immergervi Jeff Myers, COO, DAN America
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a pressione fisica di una colonna d’acqua è una forza che genera sfide per i subacquei, specialmente se non è correttamente indirizzata. Le pressioni dall’esterno, sebbene siano più spesso argomento di discussione quando si parla dei nostri bambini e dei loro amici, sono un'altra forza che può avere effetti negativi sui subacquei. In linea generale, le pressioni esterne si manifestano quando qualcuno della vostra stessa età o condizione sociale influenza - o cerca di suggestionare - il vostro modo di pensare. Negli adolescenti, questo può includere il tentare di convincere qualcuno a provare a fumare, ad assumere droghe o alcool. Nell'immersione subacquea, questo accade allorché un compagno d’immersione prova a convincere il proprio partner a compiere una particolare immersione che può andare al di là dell’esperienza o del livello di comfort del subacqueo. Capita frequentemente di assistere ad episodi in cui una persona viene persuasa ad iniziare ad immergersi; qualcuno vicino a lui o a lei, probabilmente un consorte, può far pressione per farsi accompagnare. Quando capita che uno dei componenti di quella particolare coppia manifesti poco o nessun interesse nell’imparare ad immergersi, ciò può rendere il processo d’apprendimento ancor più difficoltoso per il subacqueo poco propenso e perfino, forse, anche per il suo compagno d’immersioni. “Lei/lui mi ha convinto” Durante l'addestramento, per un istruttore, non è infrequente sentire gli allievi affermare che hanno deciso di imparare ad immergersi perché il proprio marito/moglie o compagno/a li ha convinti ad iscriversi. Sia che l’abbiano fatto per una forma di rispetto, sia semplicemente per compiacere il proprio partner, con riluttanza essi si sono iscritti al corso. Un subacqueo potrebbe non essere interessato ad immergersi per diversi motivi: per esempio, può ritenere di non essere un buon nuotatore. Potrebbe non voler occuparsi di tutti quegli aspetti dell’addestramento e dell’equipaggiamento insiti in questo sport. Potrebbe ritenerlo troppo costoso. Potrebbe persino considerare il mondo subacqueo simile a quello descritto da Hollywood, composto di squali mangiatori d’uomini e subacquei dispersi in mare aperto. Un compagno potrebbe provare a smontare tutte queste obiezioni persuadendo con le lusinghe (o talvolta anche peggio). Alla fine, ancorché l'individuo ancora ritenga che immergersi non sia divertente, benissimo: potrebbe semplicemente non avere voglia di fare immersioni con le bombole. Purtroppo, anche gli adulti ben equilibrati talvolta possono avvertire l'esigenza di misurarsi con i propri simili, circostanza, questa, che può condurre a piegarsi ai voleri, ai bisogni o ai desideri degli altri. 9
Incident Insights
In conseguenza di ciò, il forzare chi "non vuole diventare un subacqueo" a sottoporsi all’addestramento subacqueo, può diventare fonte di frustrazioni. L’individuo può o meno eccellere nell’addestramento; questo potrebbe comportare anche una sensazione di risentimento ancor maggiore per la propria partecipazione al corso. Anche se riluttanti, questi subacquei, dopo tutto, potrebbero anche trovare le immersioni divertenti, ma è alquanto improbabile che essi, dopo il brevetto, vadano avanti per molto; alla fine, c’è anche la possibilità che non portino nemmeno a termine l’addestramento iniziale. Inoltre, un subacqueo riluttante può anche ritenere di essere a maggior rischio di lesioni, qualora non sia com-
pletamente partecipe. "Mi ha convinto" non è la motivazione giusta per imparare ad immergersi.
Tutto in Famiglia Essere spinti ad immergersi da parte di un genitore o di un fratello è inoltre potenzialmente pericoloso. Quei genitori che si entusiasmano ogni volta che s’immergono, potrebbero voler condividere queste avventure con i propri figli. Forse, i bambini vivranno queste avventure attraverso i racconti, i video e le fotografie dei genitori, fino a quando non raggiungeranno l'età e l’adeguato livello di maturità per poter iniziare. Questo può aumentare le loro probabilità di riuscita nell’addestramento e la sicurezza delle immersioni dopo il completamento del corso. L'entusiasmo di un genitore per il mondo subacqueo, tuttavia, può non necessariamente tradursi in qualcosa che i bambini vogliano davvero fare. Per soddisfare i propri genitori, i bambini potrebbero quindi sottoporsi alla prova: Questa non è la motivazione giusta per imparare ad immergersi. I genitori dovrebbero parlare apertamente ed in maniera onesta con i propri figli per quanto riguarda la subacquea, cercando di capire se hanno veramente voglia di iniziare. Non dovrebbero cercare di “convincere” i propri bambini che “Si divertiranno un mondo anche solo a provare”. Chi è il Vostro Compagno? Uno dei concetti di base dell’addestramento alle immersioni è quello di rimanere entro i limiti della subacquea ricreativa. Inoltre, ciascuno dovrebbe stabilire i propri limiti: questi limiti non devono eccedere quelli suggeriti dalla comunità della subacquea ricreativa. Questo potrebbe includere l’uscire dall'acqua con 750 PSI (51 bar) d’aria all’interno della vostra bombola, piuttosto che con 500 PSI (34 bar), o trattenendosi 10 piedi (3 metri) al di sopra delle profondità massime segnalate dalla vostra tabella o dal computer subacqueo. Queste restrizioni supplementari forniscono un maggior margine di sicurezza qualora si commetta un errore nel corso dell’immersione programmata. L'esperienza è una grande maestra, ma la "maniera per acquisirla” - vale a dire, ad esempio, facendo immersioni spingendosi al di là del proprio addestramento e della propria esperienza – non è certo il metodo migliore per migliorare come subacquei. Viceversa, la partecipazione ai programmi d’addestramento continuo è un sistema eccellente per aumentare le proprie abilità e la fiducia ad affrontare immersioni più impegnative. I corsi sono sta10
Incident Insights
ti progettati per introdurre i subacquei, in condizioni controllate e spesso inizialmente in acque delimitate, in nuovi ambienti, farli familiarizzare con nuove attrezzature e farli esercitare in quelle abilità necessarie ad effettuare immersioni sicure. Questa è la premessa per poter procedere oltre lo stato iniziale di OpenWater. L'addestramento, condotto da un professionista della subacquea pronto a prestare assistenza in caso di necessità durante il corso, fornisce la giusta guida per poter effettuare immersioni utilizzando le nuove abilità. Un compagno d’immersione abituale ha maggiori probabilità di influenzare le vostre abitudini subacquee. Ma, anche se vi immergete regolarmente con lo stesso compagno, non cullatevi in un falso senso di sicurezza: una buona squadra funziona meglio quando i due subacquei lavorano insieme per assicurare il successo dell’immersione. L’ideale si raggiunge quando i due i compagni in immersione hanno lo stesso obiettivo, come ad esempio scattare fotografie o girare video. I compagni dovrebbero evitare di cercar di far pressione sui propri partner d’immersione per spingersi oltre i propri limiti. Anche una cosa apparentemente semplice quanto lo spingersi un po’ più in profondità di quanto non si sia mai andati prima può generare nuove apprensioni. In quest’esempio, passate il tempo per lavorare ad incrementare i vostri limiti di profondità, anziché sentire il vostro compagno che, mentre vi apprestate ad immergervi, vi dice " Ehi, spariamoci a 130 piedi (40 metri) oggi". Se l’immersione più profonda che avete fatto fino a quel momento è stata a 60 piedi (18 metri), ma egli è molto convincente nella sua idea che non sia poi così difficile scendere fino a 130 piedi, potreste farvi persuadere a fare l’immersione, anche se non vi sentite a vostro agio nel farlo. Una volta che avete fissato i vostri limiti personali, attenetevi ad essi. Sappiate Dire No Magnifica attività ricreativa, la subacquea è stata in grado di cambiare per sempre le vite di molti dei suoi partecipanti. Ma l'acqua può anche rivelarsi un ambiente inesorabile, che presenta dei rischi per i subacquei (per maggiori informazioni leggete l’articolo " Solo i Fatti: Elenchiamo i Rischi Inerenti alla Subacquea” pubblicato sull’Alert Diver del trimestre Ottobre/Dicembre 2008). In ogni immersione nuova, questi rischi devono essere presi in considerazione. L’unico mezzo per riuscire a ridurre le probabilità d’incidenza di questi rischi è “Saper Dire No” qualora non vi sentiate perfettamente a vostro agio nell’intraprendere una particolare immersione. Cercate esperienze nuove attraverso l'addestramento con i professionisti della subacquea, che possono accompagnarvi in questi esercizi in maniera controllata. Per acquisire esperienza, evitate il “Metodo della Scoperta” e non lasciate che siano gli altri a scegliere il destino delle vostre immersioni. Euripide, una volta affermò: " Gli uomini più saggi seguono la propria strada”. Non preoccupatevi di misurarvi con i vostri simili, preoccupatevi maggiormente di misurarvi con voi stessi.
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Incident Insights
Diagnosi Differenziale E' malattia da decompressione o no? Il DAN espone il dilemma di un medico Joel Dovenbarger, vicepresidente, DAN America Medical Services Photo by Rudi Rombouds
Il Subacqueo Si tratta di una donna di 51 anni, in buono stato di salute. Lo scorso anno, nel corso di un intervento chirurgico di laminectomia, le sono state congiunte due vertebre del collo (la quinta e la sesta vertebra cervicale). Lei ha una storia di emicranie occasionali ed un recente episodio di congestione dei seni, per il quale stava assumendo un decongestionante da banco; non soffre di altre problematiche fisiche o mediche. Lei è una subacquea sporadica, che fa una vacanza d’immersioni circa una volta l’anno. Le immersioni Il quinto giorno della sua vacanza lei fece due immersioni; il giorno precedente aveva riposato per fare la turista. La subacquea portò a termine la prima immersione con un profilo multilivello a 70 fsw (70 piedi d’acqua di mare equivalgono a circa 21 metri d’acqua salata) per un'ora e 15 minuti, seguita da un intervallo di superficie di un’ora e da una seconda immersione, anch’essa multilivello a 70 fsw, durata circa un'ora. Quest’ultima immersione incluse una sosta di sicurezza di cinque minuti a 15 fsw (4.5 msw). Le immersioni si svolsero senza incidenti, ma la subacquea fece menzione di aver provato molto freddo nel corso della parte finale di ciascun’immersione. Più della metà del tempo di ciascun’immersione è stato trascorso a profondità inferiori ai 70 fsw. Le complicazioni La subacquea portò a termine le immersioni alle ore 13.00. Poco dopo cominciò a sentire la graduale comparsa di affaticamento, che le sembrò un po’ eccessivo, in quanto le due immersioni non erano state tanto impegnative. Riportò anche la comparsa di mal di testa, che descrisse localizzato su ambo i lati della testa, quindi diverso dalle
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Incident Insights
emicranie o dai mal di testa di cui aveva sofferto in precedenza. Fece ritorno all’albergo, che era situato a 2,500 piedi (762 metri) sopra il livello del mare, e fece un pisolino che durò un'ora e mezza. Oltre alla fatica persistente, riferì che quella sera “non si sentiva in sé”. Andò a letto alle 20.00 e dormì tutta la notte, cosa che notò non essere per lei abituale. La mattina seguente si svegliò provando la stessa fatica e torpore mentale. Con l’avanzar del giorno, lei sentì un dolore intermittente al ginocchio; questo persistette per un po’ e poi scomparve del tutto. Sebbene il mal di testa fosse divenuto meno intenso dopo aver dormito tutta la notte, durante la sera del giorno seguente peggiorò. Lei affermò di sentirsi come se stesse covando l’influenza o un raffreddore. A causa dei sintomi insoliti e persistenti, il suo compagno d’immersioni quella sera chiamò il DAN. A questo punto lei negò di avere qualsiasi altro problema alle giunture, dolore, intorpidimento, formicolio, o debolezza. Il trattamento Il DAN consigliò alla subacquea di recarsi presso l'ospedale locale per due motivi principali: - Perché è difficile valutare tali sintomi per telefono;e - Dopo le immersioni, la comparsa di sintomi combinati o indefiniti va valutata da personale medico qualificato. Dopo la visita di un medico, le fu diagnosticata una malattia virale (l'influenza) e le furono prescritti un decongestionante ed un antidolorifico per il mal di testa. I risultati La visita aveva indicato che la congestione con la quale la subacquea aveva iniziato ad immergersi, non era né peggiorata né migliorata. Lei non aveva manifestato febbre nel corso della sua indisposizione post-immersione, ed i sintomi si risolsero gradualmente nell’arco dei successivi tre, quattro giorni. I sintomi lamentati dalla subacquea erano simili a quelli della malattia da decompressione (MDD), ma non erano neanche diversi da quelli di una semplice sindrome virale. D’accordo con la subacquea, il medico non prese in considerazione le recenti immersioni per fare la sua diagnosi. La Discussione Quanti subacquei prenderebbero in considerazione questi sintomi come dovuti ad una MDD? O penserebbero invece che questi segnali si potessero semplicemente addebitare ad un’intensa settimana di vacanza iniziata all’insegna di una precedente congestione dei seni? Vi sono diverse possibilità, la maggior parte dei subacquei avrebbe fatto le stesse cose: fare un pisolino, cenare, andare a letto presto e dormire, poi chiamare il DAN nel caso non si sentisse meglio. Questo è un problema diagnostico che si presenta a molti medici. I mal di testa bilaterali della zona temporale, i dolori intermittenti alle ginocchia, l’eccessivo affaticamento ed una sensazione di “non esserci con la testa” dopo le immersioni sono compatibili con, ma non sono la prova certa di una MDD. Il dilemma, per i medici, è quello di stabilire quanto questi sintomi ambigui possano essere riferiti al profilo d’immersione, e quindi ad una possibile MDD, oppure se essi possano essere attribuiti ad un qualsiasi altro problema di salute. Il dolore è il sintomo iniziale più comune nell’MDD e va valutato attentamente. I dolori intermittenti 13
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alle giunture sono comuni dopo un esercizio, inclusa l’attività subacquea, quando vengono impiegati i muscoli in maniera diversa dalle normali attività quotidiane. Generalmente parlando, le bolle dell’MDD esercitano una pressione continua, provocando la disgregazione del tessuto, e quindi con l’MDD non è probabile che il dolore sia intermittente. Il dolore dovuto all’MDD di solito non varia cambiando posizione o con la manipolazione, e spesso è descritto come “diverso” o come “insolito”. Molti soggetti hanno sofferto di episodi d’influenza, così i dolori ed i malori associati con una malattia virale sono alquanto familiari. Anche i dolori alle giunture correlati ad una malattia virale ed i malori generali possono essere continui e possono aumentare con l’attività. È facile, quindi, prendere atto che differenziare tra queste tipologie di dolori può essere difficile. Il mal di testa bilaterale può essere facilmente attribuito ad un barotrauma del seno, probabilmente susseguente ad un’immersione effettuata con una pre-esistente congestione del seno. Questo mal di testa fu descritto come diverso da qualsiasi altro mal di testa lei avesse mai sperimentato in passato, il che lo rese sospetto, ma non necessariamente dovuto ad una MDD. Nei dati dei casi di MDD del DAN, il mal di testa è un sintomo che compare tra il 10 ed il 20 percento delle volte. Le variazioni delle condizioni mentali sono difficili da definire, a meno che non si manifestino come segnali di maggiore gravità, quali la perdita di coscienza, le convulsioni, o l’inabilità a comunicare con gli altri individui. Queste patologie sarebbero facilmente riconoscibili da tutti i subacquei come un segno di danno mentale probabilmente correlato ad una MDD. La sensazione di “sentirsi fuori di sé” è un sintomo soggettivo difficile da quantificare. Generalmente, la maggior parte dei sintomi di MDD (circa il 60 percento) si presenta entro le due ore dall’immersione. In questo caso, la sensazione del medico che ha compiuto la visita era che i sintomi manifestati da questa subacquea erano da addebitarsi ad un'infezione virale: lei si sentì un po’ meglio ogni giorno di più nei tre giorni successivi e non manifestò alcuna ricomparsa dei sintomi. Casi così ambigui sono riportati al DAN ogni settimana, e noi facciamo del nostro meglio per aiutare i medici a valutare tutti i dettagli dell'immersione e la cronistoria dei sintomi. I subacquei devono diffidare di qualsiasi sintomo che si presenti dopo un’immersione. Quando vi immergete, prendete nota mentalmente di qualsiasi cosa di particolare che accada e di qualsiasi sintomo inusuale che si presenti durante e dopo l’immersione. Comunicate al vostro compagno d’immersione quel che sta accadendo, e quando tornate in superficie chiedete una seconda opinione. E ricordate, i sintomi possono necessitare anche di 24 ore per svilupparsi. Non aspettate: chiamate il DAN appena vi sorgono dei dubbi. In conclusione, pensate al vostro modo di immergervi: se cercate di sfruttare al massimo il tempo di fondo concesso dalla vostra scorta d’aria, dovete cercare di compensare con altri fattori di sicurezza. Le strategie più semplici ed efficaci sono quelle di ridurre le profondità ed aumentare gli intervalli di superficie.
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Può accadere Quando un infortunio -come la MDDcapita ai bravi Subacquei
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Jeff Myers, COO DAN America
icordate il bestseller degli anni ’80 di Harold Kushner, “When Bad Things Happen to Good People”? (Quando le Disgrazie Capitano alle Brave Persone). Questo libro ispiratore analizzò perchè le persone normali, noi stessi e le persone come noi, devono sopportare eccessivi carichi di pena e di dolore. Kushner, un rabbino, si riferì ad esempi nei quali persone “né straordinariamente buone, né eccessivamente cattive”, sono bersagliate dagli strali della vita. Spesso sentiamo di subacquei che si spingono oltre i propri limiti, o che commettono degli errori di giudizio, ovvi precursori di un incidente d’immersione: subiscono un “colpo”, o vanno incontro ad una malattia da decompressione. Altre volte, invece, ci meravigliamo perché un subacqueo particolarmente esperto ha un incidente in immersione. Visti l'esperienza, il livello d’abilità del subacqueo o il profilo di una particolare immersione, o di una serie d’immersioni, può non sembrare giusto che sia accaduto un incidente. Anche se le probabilità di andare incontro ad un incidente in immersione sono basse, vi sono dei rischi associati all’immersione che tutti i subacquei devono prendere in considerazione (vedere “Solo i Fatti: Elenchiamo i Rischi Inerenti alla Subacquea” pubblicato nell’Alert Diver del terzo trimestre 2008). In definitiva, è una questione di essere un subacqueo responsabile: ridurre questi rischi attraverso l’istruzione e l’addestramento, eseguire un’appropriata pianificazione dell’immersione, aderire alle linee-guida stabilite ed utilizzare appropriatamente gli strumenti in immersione. Non è giusto che subacquei con un’esperienza minima, o quelli le cui abilità non sono adeguate, o che prendono decisioni sbagliate sott’acqua debbano andare incontro ad incidenti subacquei. A volte, però, gli incidenti accadono anche ai subacquei esperti che seguono le regole. Suscettibilità all'incidente Considerate quanto segue: chi è più suscettibile ad un incidente in immersione, il subacqueo inesperto o quello esperto? Il Report on Decompression Illness, Diving Fatalities and Project Dive Exploration del 2004 afferma che “il 40 percento degli uomini ed il 50 percento delle donne che 15
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si sono infortunati nel 2000, nel corso dei 12 mesi precedenti aveva fatto meno di 20 immersioni”. Da questi dati, alcuni potrebbero arguire che i subacquei inesperti, specialmente quelli con esperienza recente e limitata, potrebbero essere più suscettibili all’incidente: essi non hanno avuto abbastanza tempo per sviluppare o riesercitare le proprie abilità, o che non hanno abbastanza confidenza con quelle condizioni ambientali che non siano propriamente ideali. Qualsiasi variazione di queste condizioni può indurre il neofita a commettere degli errori, trasformando ciò che inizia come un semplice fastidio, un ingresso d’acqua nella maschera graduale ma continuo, ad esempio, in qualcosa di più serio. Teoricamente, i subacquei esperti sono più preparati ad affrontare questi eventi durante un’immersione. Secondo il Report del 2004, circa il 22 percento degli uomini ed il 10 percento delle donne infortunati avevano fatto “oltre 80 immersioni nell’arco dei 12 mesi precedenti”, con più del 12 percento degli uomini e del 4 percento delle donne infortunati che avevano fatto “più di 120 immersioni nel corso dell’anno precedente” Sempre basandosi su questi dati, altri, a questo punto, potrebbero arguire che i subacquei esperti sono più inclini agli incidenti perché tendono a fare immersioni più impegnative: E’ più probabile, infatti, che essi si spingano ai limiti, in termini di profondità, di tempo o di entrambi. Questi subacquei presumono di avere un’esperienza ed una confidenza tali da poter affrontare “qualsiasi cosa possa succedere”. Il Rapporto evidenzia anche che nel 2000 il 34 percento dei sintomi da MDD di Tipo 1, prurito, eruzioni cutanee, dolori muscolari o alle giunture, fu lamentato da subacquei muniti di un brevetto di primo livello, il 36 percento da subacquei con brevetto di tipo avanzato, l’11 percento da istruttori, il 9 percento da subacquei in possesso di brevetto di varie specialità ed il 5 percento era rappresentato da subacquei tecnici. Poiché i dati del DAN sugli incidenti sono basati sulle notifiche e sulle registrazioni volontarie delle lesioni da immersione, questi dati non sono abbastanza completi da poter essere estesi alla totalità della comunità subacquea. I dati, in ogni modo, dimostrano che gli incidenti capitano a subacquei dotati di una vasta gamma d’addestramento e d’esperienza. I subacquei più esperti probabilmente sono meno suscettibili, ma anche loro sono a rischio. La subacquea è un’attività sicura, ma nessun subacqueo può ritenersi totalmente immune da danni. Le consuetudini subacquee responsabili, che si manifestano con le risalite lente, le soste di sicurezza, nell’immergersi con un compagno, negli intervalli di superficie sufficienti e, cosa più importante, nel non oltrepassare i limiti di profondità e di tempo, possono ridurre ulteriormente questi rischi. La dipendenza dal computer Al giorno d’oggi, non avete bisogno di conoscere il linguaggio di programmazione HTML per potere utilizzare un computer. Infatti, i personal computer continuano a migliorare il modo in cui riusciamo a fare tante cose, così come diventano sempre più veloci e potenti, ed anche gli utenti principianti trovano i sistemi odierni più intuitivi e più facili da impiegare. Nel corso degli ultimi dieci anni, i subacquei hanno tratto profitto dall’aumentata disponibilità di computer subacquei venduti a prezzi ragionevoli. Quindi, un numero sempre maggiore di subacquei ha adottato questi strumenti in grado di tracciare meglio i profili d’immersione. Questa semplicità, tuttavia, 16
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può condurre a trascurare la pianificazione dell’immersione, presumendo che il computer monitorizzerà tutti i dettagli più importanti. I computer dovrebbero essere impiegati in accoppiamento con la pre-pianificazione dei profili d’immersione programmata. Tenete sempre presente il vecchio principio: Pianificate la Vostra Immersione ed Immergetevi Secondo il Programma”. Inoltre, chi utilizza il computer subacqueo, dovrebbe saper adoperare anche le tabelle. Le tabelle dovrebbero essere impiegate non solo nel corso della pianificazione dell’immersione, ma possono risultare essenziali se il computer dovesse rompersi. Come qualsiasi altro elemento dell’attrezzatura, anche i computer possono subire dei guasti, e questa ridondanza ed auto-sufficienza potrebbe evitare che un problema si trasformi in un incidente in immersione. Prima di fare qualsiasi immersione con l’impiego di un computer, studiate attentamente le istruzioni dell’azienda produttrice, per assicurarvi che lo utilizziate in maniera appropriata e che ricaviate vantaggio dalle eventuali opzioni impostate. Varrebbe anche la pena di partecipare ad un corso appositamente progettato. L’obiettivo di qualsiasi computer è quello di consentire ai subacquei l’accesso ad una vasta mole d’informazioni su di una qualsiasi immersione programmata. Gli ultimi modelli di questi strumenti possono fornire un elevato grado di sicurezza, qualora siano impiegati in maniera appropriata. I benefici di un riconoscimento precoce
La malattia da decompressione (MDD), la patologia da decompressione (PDD) e l’embolia gassosa arteriosa (EGA) sono termini che possono far paura ai subacquei (vedere le loro definizioni al termine del capitolo). Spesso di natura indefinibile, i segni e i sintomi possono essere ignorati, e frequentemente lo sono. Cosa abbastanza singolare, i subacquei non chiamano il DAN perché manifestano dei sintomi di MDD; chiamano il DAN perché i sintomi non scompaiono. Considerate la storia del seguente caso. L’ultimo giorno di una settimana d’immersioni, un gruppo d’amici completò una serie di tre immersioni profonde. La prima fu condotta a 95 piedi (29 metri) per 30 minuti, seguita da un intervallo di superficie di 90 minuti. In seguito fecero un’immersione a 90 piedi (27 metri) per 36 minuti, seguita da un intervallo di superficie di tre ore. NelI’ultima immersione scesero a 79 piedi (24 metri) per 49 minuti. Quella sera uno dei subacquei avvertì un dolore acuto alla mano ed al pollice di destra, seguito da un dolore all’avambraccio ed alla spalla sempre di destra. Egli pensò che fosse semplicemente un dolore dovuto agli sforzi muscolari di una lunga settimana d’immersioni e decise di non farne menzione con nessuno. Il mattino seguente tutti i sintomi erano spariti, così il subacqueo si sentì sicuro che non si trattava di MDD. 17
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Due giorni dopo, il subacqueo affrontò dei voli per tornare a casa. Sul volo iniziale, tutti i sintomi di dolore rifecero la loro comparsa. Sul secondo volo, i sintomi peggiorarono. Due giorni più tardi, poiché i sintomi non passavano, chiamò il DAN. Far finta di niente o, negare Questo è un esempio di come i subacquei cerchino di “evitare” di prendere in esame la possibilità di star soffrendo di una lesione correlata all’immersione. Un subacqueo potrebbe fornire una delle seguenti giustificazioni per negare ciò che sospetta: - “Sono solo dolori derivanti dall’aver sollevato le bombole”. - “Forse tra poco scompariranno da soli”. - “E’ troppo problematico”. Molte ragioni potrebbero rendere i subacquei esitanti nel riferire i propri sintomi: i sintomi potrebbero sembrare troppo lievi da rischiare di rovinare un viaggio d’immersioni o una vacanza. L’imbarazzo
per le circostanze, le preoccupazioni inerenti la spesa per l’evacuazione ed il trattamento, la paura di non poter tornare ad immergersi, tutti questi problemi possono apparire prioritari rispetto alla decisione di richiedere una visita medica. Tra i subacquei infortunati inclusi nel Report on Decompression Illness, Diving Fatalities and Project Dive Exploration del 2004, nel 14 percento dei casi essi hanno riferito di aver sofferto dei sintomi iniziali di MDD prima di aver effettuato l’ultima immersione. Il Report afferma che: “Questo indica che il subacqueo o è tornato in acqua di proposito, con già i sintomi di MDD, o non è stato in grado di riconoscerne i sintomi prima di effettuare un’ulteriore immersione”. La negazione è la ragione più comune nei ritardi di richiesta d’assistenza. Tale dilazione può rendere la guarigione completa più difficoltosa. È importante che i subacquei si sottopongano ad un trattamento immediato qualora essi stessi o le loro guide sospettino una lesione da immersione. Il trattamento ha inizio con la somministrazione di ossigeno sul campo e con l’effettuazione di una valutazione neurologica del subacqueo sul campo. Contattate il vostro Istruttore DAN per avere l’opportunità di essere addestrati in entrambi questi programmi del DAN. Circa i due/terzi di tutti i casi di MDD coinvolgono il sistema nervoso centrale. Sintomi lievi potrebbero essere considerati insignificanti o non correlati all’immersione. Condurre una valutazione neurologica del subacqueo sul campo, fornirà un metodo affidabile per giudicare l'urgenza di un'emergenza subacquea. Nel caso di una negazione da parte del subacqueo, questa valutazione può inoltre dimo18
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strare al subacqueo che si è venuto a creare un problema ed aiuterà a convincerlo/a della necessità di un trattamento di primo soccorso come la somministrazione di ossigeno. Il marchio di avere l’MDD crea l’impressione che il subacqueo abbia commesso qualcosa di sbagliato. In realtà, è possibile che il subacqueo abbia agito in modo corretto pur avendo i sintomi di MDD. I subacquei hanno bisogno di smettere di sentirsi in colpa se vanno incontro ad un incidente in immersione. Un vecchio detto ci ricorda che “ammettere di avere un problema è il primo passo per poter guarire”. Non abbiate paura d’essere cauti; non esitate a chiedere aiuto. La diagnosi differenziale La Patologia da decompressione (PDD) Questo termine, che comprende sia la malattia da decompressione che l’embolia gassosa arteriosa, viene comunemente utilizzato per descrivere qualsiasi patologia causata dalle variazioni di pressione. Si impiega in quanto i sintomi di MDD e di EGA possono essere simili. La Malattia da decompressione (MDD) L’MDD è una patologia che sopravviene quando la tensione totale dei gas disciolti nei tessuti dei subacquei supera la pressione ambientale circostante e provoca la formazione di bolle gassose. I sintomi possono includere prurito, dolore, eruzioni cutanee, dolori alle giunture, dolori muscolari, o variazioni sensoriali quali intorpidimento e formicolii. I sintomi più gravi includono debolezza muscolare, paralisi o disturbi delle funzioni cerebrali più elevate, incluse la memoria ed i disturbi della personalità. L’MDD può essere fatale, sebbene al giorno d’oggi lo sia molto raramente*. Vedere anche l’MDD di Tipo I e l’MDD di Tipo II. L'MDD di tipo I (MDD I o muscolo-scheletrica) E’ una tipologia di malattia da decompressione nella quale originariamente i sintomi sono riferiti essere di carattere non-neurologico, quali il prurito, le eruzioni cutanee, i dolori alle giunture ed i dolori muscolari. L'MDD di tipo II (MDD II o Neurologica) Questa tipologia comprende la malattia da decompressione che si manifesta con qualsiasi sintomo riferibile al sistema nervoso o a quello cardiovascolare. L' Embolia Gassosa Arteriosa (EGA) L’EGA sopravviene quando una certa quantità d’aria penetra nella circolazione arteriosa. Nei subacquei ciò può essere causato da un’improvvisa riduzione della pressione circostante, come quando si effettua una risalita rapida senza espirare, che provoca una sovradistensione polmonare ed un barotrauma polmonare. L'organo bersaglio più comune è il cervello, ed i segni e i sintomi più comuni includono la rapida comparsa (meno di 15 minuti) dopo esser tornati in superficie, di sintomi simili a quelli di un ictus. * Nel diciannovesimo secolo, ad esempio, vi sono stati molti incidenti fatali (malattia dei cassoni) tra i subacquei che scendevano in profondità nel corso della costruzione dei ponti.
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Epilessia ed immersione, Domanda & Risposta Il DAN Spiega Perché Non E’ Una Buona Idea Combinare le Due Cose Di Frans Cronjè, Presidente DAN Sud Africa
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: C’è un ragazzo, nella nostra classe, che è desideroso di immergersi, ma ha una vecchia storia pregressa di epilessia. Questo problema si è limitato ad un periodo durato12 mesi (19981999). Il suo medico successivamente ha completato un formulario di valutazione medica ed il futuro subacqueo ha dichiarato di non aver avuto ulteriori attacchi epilettici dal 1999. Ha quindi riottenuto la patente di guida dalla Driver and Vehicle Licensing Agency (DVLA, l’equivalente della nostra Motorizzazione Civile) e, a partire dal 2001, non ha dovuto assumere alcun farmaco. Il suo medico sembra sicuro che egli abbia riacquistato un normale stato di salute, ma il giovane vorrebbe la conferma che, oltre alle note del suo medico, lui sia idoneo ad immergersi. Potete fornirci un parere al riguardo? Ritengo che, poiché il suo medico lo ha dichiarato idoneo ad immergersi e che la DVLA gli ha restituito la patente di guida, egli dovrebbe essere in grado di immergersi in sicurezza, ma, se possibile, gradirei avere da voi un secondo parere. Vi ringrazio molto per il vostro tempo ed il vostro aiuto. - Un membro del DAN in Africa R: immergersi con l'epilessia, una condizione evidenziata dalla comparsa di convulsioni multiple, è complicato. La preoccupazione primaria è che una perdita di coscienza sott’acqua possa probabilmente provocare la morte per annegamento, a meno che, per un colpo di fortuna, il soggetto: • non perda l’erogatore; • sia individuato prima dell'annegamento; 20
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• non trattenga il respiro durante la risalita d’emergenza come conseguenza di un laringospasmo o per l'incapacità ad espirare; • riceva immediatamente un’efficace rianimazione in superficie; e • non vada mai in arresto cardiaco. Purtroppo, questa è una lunga lista di circostanze che difficilmente possono verificarsi ed il tasso di mortalità per la perdita di coscienza sott’acqua si aggira tra il 30 ed il 70 per cento. Nel caso di convulsioni sott’acqua, questo tasso potrebbe essere ancora più elevato. L'immersione subacquea induce molti di quegli stimoli noti per indurre autonomamente un attacco epilettico: stimoli luminosi, iper- o ipo-ventilazione, e deprivazione sensoriale. Quindi, se anche vi fosse un rischio marginale di convulsioni, questo può essere ulteriormente aumentato dall’immersione subacquea. Infine, anche se un individuo non ha avuto episodi di epilessia per un certo numero di anni o dopo una determinata età, le statistiche ancora mostrano che le probabilità di andare incontro ad ulteriori episodi sono maggiori rispetto alla “normale” popolazione subacquea (nella quale le probabilità sono stimate essere inferiori all’1 per cento). Alcune agenzie didattiche, quali la British Sub-Aqua Club (BSAC), accettano la dichiarazione medica per quei soggetti che, per un periodo di tempo di almeno cinque anni, non hanno presentato episodi convulsivi — e non hanno assunto farmaci— o, per un periodo di tempo di almeno tre anni, se l'ultimo episodio è avvenuto soltanto nel corso del sonno. Questa decisione, presa dal loro comitato consultivo medico, si basa sull’evidenza che le probabilità di sviluppare un altro attacco diminuisce esponenzialmente col passare del tempo e si avvicina a livelli quasi normali dopo cinque anni. Non ci sono dati, tuttavia, che valutino specificatamente il rischio per gli stress inerenti all’immersione. Infine, è il subacqueo che deve decidere. La maggior parte dei medici specialisti in medicina subacquea è molto riluttante ad incoraggiare un individuo con un fattore di rischio accertato ad affrontare un rischio elevato o non quantificato, e per il quale un eventuale risultato avverso è molto probabile abbia un esito fatale. Nel riepilogo delle raccomandazioni correnti riguardo ad epilessia ed immersione, devono essere presi in considerazione due elementi: In primo luogo, che la maggior parte dei medici specialisti in medicina subacquea è dell'opinione che, salvo che le convulsioni o la perdita di coscienza non siano state dovute a: 1. svenimento, con l'ultima crisi epilettica, dovuto alla posizione eretta in presenza di ridotto flusso sanguigno al cervello; 2. ad altre cause di abbassamento improvviso della pressione arteriosa, della glicemia, a farmaci o a droghe; oppure, 3. febbre alta, ma non dopo i 5 anni di età, …essi non si sentirebbero tranquilli a consigliare ad un individuo con una diagnosi confermata di epilessia che per il soggetto sia sicuro immergersi. In secondo luogo, vi sono evidenze scientifiche che suggerisco21
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no che gli individui esenti da crisi epilettiche per un periodo di cinque anni, senza assunzione di farmaci, probabilmente non presenteranno ulteriori crisi (vedere i Riferimenti Bibliografici 1-5). Questo incoraggia gli sforzi continui per migliorare la nostra comprensione del rapporto esistente fra l'epilessia e l'immersione subacquea. Per il momento, tuttavia, sembra che il futuro subacqueo non debba essere considerato idoneo ad immergersi. Dopo cinque anni passati senza assumere farmaci, potremo di nuovo affrontare questa questione. Per maggiori informazioni su quest’argomento, vedere di seguito "Un Altro Sguardo: L’Avvertimento Rimane Sempre lo Stesso”, estratto da un articolo del Dr. Hugh Greer. Un altro sguardo - l'avvertimento rimane sempre lo stesso Epilessia: Questo disordine della funzionalità cerebrale causa alterazioni episodiche dello stato di coscienza denominate attacchi epilettici. La causa di questi episodi sono scariche elettriche anomali nel cervello; queste possono capitare senza alcun preavviso e possono variare nelle proprie caratteristiche, passando da una breve perdita di attenzione ad una convulsione violenta e prolungata. I soggetti possono superare questa condizione; spesso, ma non sempre, l’epilessia può essere controllata dai farmaci. Idoneità & Immersione: La perdita di conoscenza o la perdita di consapevolezza mentre si è sott’acqua comporta un elevato rischio di lesioni pericolose per la vita. L’attuale opinione dei medici specialisti in medicina subacquea è quella che gli individui affetti da epilessia non debbano immergersi. I soggetti che hanno presentato episodi epilettici durante l’infanzia, ma che hanno superato tali condizioni e che non hanno assunto farmaci per cinque anni, presentano, comunque, ancora un rischio leggermente superiore di andare incontro a convulsioni. Per poter prendere una decisione informata circa l’attività subacquea, questi soggetti dovrebbero discuterne con i propri medici personali, con i familiari e con i compagni d’immersione. 22
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Farmaci utilizzati per il trattamento: I farmaci anticonvulsivanti agiscono direttamente sul cervello e possono interagire con le elevate pressioni parziali d’azoto. Questo può indurre effetti collaterali inaspettati. Anamnesi di Convulsioni Senza una Diagnosi Certa di Epilessia: Questa è una questione controversa in quanto molte variabili possono causare un’alterazione transitoria dello stato di coscienza. Queste alterazioni dello stato di coscienza includono lo svenimento, la riduzione della pressione arteriosa, che è molto comune negli individui giovani, l’alterazione del ritmo cardiaco, che è più comune negli individui più anziani, gli effetti dei farmaci e situazioni psicologiche, quali le allucinazioni. Idoneità & Immersione: Come per l’epilessia, qualsiasi perdita di coscienza sott’acqua probabilmente sortirà pessimi effetti. Quando ci si immerge con il nitrox o con una miscela di gas respiratorio, le aumentate pressioni parziali di ossigeno possono aumentare la probabilità di andare incontro a convulsioni. Anche l’aumento dell’anidride carbonica può aumentare il rischio di convulsioni. Il miglior consiglio è quello di ottenere una diagnosi precisa della causa di queste alterazioni dello stato di coscienza: spesso è disponibile un efficace trattamento. Non potete prendere una decisione ragionata d’essere idonei ad immergervi finché questa situazione non viene risolta. Potrebbe volerci un po’ di tempo ed una visita da un neurologo o da altri specialisti. Prima di tutto consultatevi con il vostro medico di base. Estratto dal DAN America Alert Diver del Maggio/Giugno 1999: "CNS Considerations in Scuba Diving: How Your Diving Fitness Can Be Affected By Your Central Nervous System Health", Del Dott. Hugh Greer, DAN Southwest Regional Coordinator Riferimenti Bibliografici: 1. Should epileptics scuba dive? JAMA 1985. 254:3182-3. 2. Callaghan N, Garrett A, Goggin T. Withdrawal of anticonvulsant drugs in patients free of seizures for two years. N Engl J Med 1988. 318: 942-6. 3. Dreifuss FE. Epileptics and scuba diving. JAMA 1985. 253:1877-8. 4. Edmonds C, Lowry C, Pennefather J. Diving and subaquatic medicine. 3rd ed. Butterworth Heinemann, Oxford 1992 p470. 5. Shinnar S, Vining EP, Mellits ED, D'Souza BJ Holden K Baumgardner RA Freeman JM. Discontinuing anti-epileptic medication in children with epilepsy after two years without seizures. N Eng J Med 1985. 313: 976-80.
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I Farmaci per Trattare la Depressione e l’Idoneità alla Pratica dell’Attività Subacquea Di Laurie Gowen, DAN Medical Information Specialist
Depressione: Chi è Depresso? La depressione non è così infrequente come si possa pensare. Anche i subacquei possono soffrire di depressione. Una delle domande più frequenti poste alla Linea d’Informazioni Mediche del DAN è inerente ai farmaci che i subacquei assumono per trattare la depressione ed a come queste medicine possono interagire con l’idoneità ad immergersi. Secondo il National Institute of Mental Health (Istituto Nazionale di Salute Mentale), ogni anno più di 17 milioni di Americani soffrono di depressione clinica per un certo periodo di tempo. Fortunatamente, con un appropriato trattamento, quasi l’80 percento di coloro cui è stata diagnosticata la depressione manifesta un significativo miglioramento. La depressione non ha semplicemente sede nella testa: essa riguarda il corpo e la mente. I sintomi della depressione variano da persona a persona, così come nella loro gravità. Ovviamente, quei soggetti che vivono al di fuori della realtà, quelli che hanno tendenze suicide o le allucinazioni, non dovrebbero immergersi. Inoltre, qualsiasi condizione che potrebbe interferire con le abilità fisiche o con le capacità decisionali razionali, non è sicura né per il subacqueo, né per il suo compagno d’immersione. Tuttavia, molte persone s’immergono senza problemi, pur assumendo farmaci ed essendo in trattamento giornaliero per la depressione. I Sintomi della Depressione Secondo la National Depression and Manic Depression Association, i sintomi della depressione includono: Sensazione di tristezza prolungata o inspiegabili crisi di pianto; variazioni significative dell’appetito e delle abitudini del sonno; irritabilità, collera, preoccupazione, agitazione, ansia, incapacità di concentrazione, indecisione, dolori e malori inspiegabili, pensieri ricorrenti di morte e di suicidio. Per i subacquei, c’è da fare una considerazione ulteriore: alcuni dei sintomi associati con la depressione possono mimare quelli della malattia da decompressione (MDD). Malori e dolori indefinibili o l’incapacità di concentrazione potrebbero rendere la diagnosi differenziale molto complicata. Le profondità non sono un luogo adatto dove perdere la capacità di concentrarsi sulle necessità impellenti dell’immersione: seguire la programmazione dell’immersione, controllare la propria scorta d’aria o anche semplicemente essere un compagno d’immersione attento. 25
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I subacquei affetti da depressione possono immergersi? Sì e no: ciascun subacqueo dovrebbe essere valutato individualmente, caso-per-caso. I fattori decisionali dovrebbero includere l’anamnesi medica di ciascun subacqueo, la tipologia ed il dosaggio dei farmaci assunti, la risposta individuale al trattamento e le motivazioni ad immergersi. La considerazione primaria rimane l’incolumità in acqua del subacqueo e del suo compagno di immersioni. Il Trattamento della Depressione Parte del trattamento della Depressione può includere l'uso di farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale (SNC), che hanno effetti collaterali diversi ma analoghi. Attualmente, sono disponibili sul mercato dozzine di farmaci antidepressivi efficaci per il trattamento della depressione. Ciascuno gruppo di farmaci possiede proprietà specifiche che interagiscono chimicamente nel cervello. Sfortunatamente per i subacquei, alcuni farmaci hanno effetti collaterali che mimano i sintomi di malattia da decompressione. Quando si presentano dopo un’immersione, questi effetti collaterali quali disturbi visivi, debolezza, vertigini, mancanza di coordinazione, intorpidimento e formicolii, possono richiedere una valutazione per diagnosticare o escludere un’eventuale MDD. Qualche volta, riuscire a trovare il farmaco più adatto implica prove ed errori. Non bisognerebbe mai modificare il dosaggio dei farmaci o interrompere la terapia senza il consenso del medico. Possono essere necessarie numerose settimane, o anche mesi, per riuscire a definire le reazioni individuali e l’efficacia del trattamento, quindi qualsiasi immersione deve essere posticipata fino a che il paziente abbia stabilizzato la terapia. I più comuni farmaci utilizzati per il trattamento della depressione sono i seguenti: SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) Sebbene generalmente più costosi degli altri farmaci antidepressivi, gli SSRI tendono ad essere relativamente più sicuri per i subacquei. Tuttavia, essi presentano come effetto collaterale la sonnolenza; questo può influenzare la sicurezza in immersione. Gli SSRI possono causare anche un aumento degli ematomi e del sanguinamento. I subacquei possono andare incontro a barotrauma delle orecchie, dei seni e dei polmoni e, sulle barche da immersione, possono avere molte occasioni per ferirsi. In condizioni normali, queste ferite potrebbero essere irrilevanti, ma gli antidepressivi possono causare un aumento del sanguinamento. Se il subacqueo sta assumendo anche farmaci quali l’aspirina o l’ibuprofene, il sanguinamento potrebbe essere esacerbato. Inoltre, alle dosi maggiori, vi sono evidenze che gli SSRI possono indurre convulsioni, le quali comportano un’elevata probabilità d’annegamento, qualora dovessero manifestarsi durante un’immersione. IMAO (Inibitori delle Mono-Amino-Ossidasi) Gli IMAO non dovrebbero essere assunti in associazione con certe tipologie di alimenti*, e la concomitante assunzione degli IMAO con alcuni tipi di farmaci può provocare l’innalzamento della pressione arteriosa. Gli IMAO possono determinare, come possibili effetti collaterali, vertigini e sonnolenza. Le vertigini generalmente si presentano quando si passa troppo rapidamente dalla posizione supina a quella eretta (ipotensione ortostatica). Dopo un’immersione, questi effetti potrebbero rivelarsi molto fastidiosi. Poiché a pressione ambiente (a terra) questa classe di farmaci interagisce con le reazioni chimiche nel cervello, potrebbero sorgere delle preoccupazioni inerenti ai possibili effetti collaterali che possono essere influenzati dall’aumento della pressione parziale dell’azoto o alla potenziale narcosi d’azoto 26
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che può sopravvenire in profondità. TCA / HCA (triciclici / tetraciclici / eterociclici) I farmaci TCA / HCA possono presentare, come effetti collaterali, vertigini, sonnolenza e disturbi visivi (macchie). Qualsiasi farmaco che influenzi la capacità di concentrazione, lo stato di vigilanza o le capacità decisionali, non è compatibile con la sicurezza in immersione. Altri farmaci antidepressivi, quali il Wellbutrin® o lo Zyban® (il principio attivo di entrambi è il Bupropione Cloridrato), il Desyrel® (trazodone) e l’Effexor® (venlafaxina) possono provocare convulsioni o attività convulsivanti, in quanto riducono la soglia di comparsa delle convulsioni. Inoltre lo svenimento, l’eccitabilità e difficoltà respiratorie sono stati annoverati tra gli effetti collaterali rari della venlafaxina. Il bupropione può provocare stato d’agitazione, stimolazione del sistema nervoso centrale, convulsioni, psicosi, secchezza delle fauci, mal di testa, emicranie, nausea, vomito, eruzioni cutanee, tinnito, dolori muscolari e vertigini. Ovviamente, un subacqueo che presenti questi sintomi, potrebbe mettere a repentaglio la propria sicurezza. Per i subacquei, vi sono pochi dati disponibili circa l’immergersi con la depressione o mentre si assumono farmaci antidepressivi. Quando i subacquei che assumono farmaci che interagiscono con il sistema nervoso centrale riportano problemi in immersione, essi abitualmente lamentano stati d’ansia o perfino di panico: si pensa che questo sia da addebitarsi all'interazione tra le elevate pressioni parziali d’azoto e gli effetti collaterali dei farmaci. Il subacqueo dovrebbe analizzare, insieme con un medico, la possibilità di comparsa di convulsioni. Ogni caso dovrebbe essere valutato individualmente, attraverso un onesto scambio di informazioni, tra il subacqueo o il futuro eventuale subacqueo, un medico, e l'agenzia didattica che si occupa dell'addestramento. I subacquei che rispondono bene al trattamento a lungo termine, che conservano adeguate capacità decisionali e che sono a conoscenza dei potenziali effetti collaterali, possono essere considerati idonei ad affrontare determinate tipologie d’immersioni. Questa dovrebbe essere una decisione presa congiuntamente dal subacqueo e dal suo medico curante. * Di solito i cibi stagionati o fermentati (carni lavorate, formaggi, vino rosso, legumi, cioccolata). Questi cibi contengono un aminoacido denominato tiramina che, se associato ai farmaci IMAO, si accumula e può condurre ad una crisi ipertensiva.
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Trauma Psicologico e terapia Di Federica Alfieri, Psicologa e Psicoterapeuta, formata nell' applicazione dell' EMDR
Nell’ambito della subacquea ricreativa e tecnica si possono verificare situazioni traumatiche come la narcosi d’azoto, le malattie da decompressione, o l’assistenza a persone che manifestano vari disagi legati a quest’attività, quali disorientamento o senso di soffocamento per essere rimasti sott’acqua oltre il limite personale percepito. Quando si hanno esperienze di questo tipo, il pensiero ritorna incessantemente all'esperienza vissuta: si ascoltano i consigli di parenti e amici, si leggono articoli sul giornale o addirittura si comprano libri sull'argomento. Tutto ciò aiuta a pensare alla situazione, a sapere come ci si potrebbe sentire, una volta che la si è superata. Eppure ci si continua a sentire bloccati, a trascinarsi dietro le emozioni, che rimangono aggrappate al passato anche quando si acquisisce una visione razionale del trauma vissuto. Ma quando si può parlare di trauma? Innanzitutto possiamo distinguere i “traumi” con la lettera minuscola dai “Traumi” con lettera maiuscola: maggiore è il sentimento della propria vulnerabilità di fronte ad un pericolo estremo, maggiore sarà la portata traumatica dell’evento vissuto. Il DSM IV TR (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) nel definire il disturbo post trau-
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Medical Line matico da stress parla di evento traumatico come di una situazione che ha implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o minaccia all’integrità fisica propria o degli altri. Di fronte a questa situazione la risposta della persona è di paura intensa, con sentimenti di impotenza o di orrore. Psicologicamente, la frontiera del trauma è l’emozione inelaborabile, un sentimento di disperata impotenza. L’evento traumatico tende a essere rivissuto con ricordi spiacevoli ricorrenti o intrusivi, con incubi e di fronte a situazioni che evocano il trauma la persona sente disagio e una riattivazione fisiologica. A seguito di questa situazione il traumatizzato tende a difendersi evitando ciò che gli ricorda il trauma. Nel caso del disturbo post traumatico da stress questo tipo di reazioni si hanno per più di un mese e comportano una menomazione nel funzionamento sociale e lavorativo. Di fronte a situazioni problematiche le persone mettono in atto strategie che consistono nel progettare, pianificare e mettere in atto una propria risoluzione delle difficoltà. La resilience (capacità di recupero psicobiologico) può essere definita come la giusta miscela di elementi psicologici, biologici e ambientali che permette agli esseri umani di attraversare periodi di caos e grave stress senza soccombere e anzi proseguendo il proprio percorso di sviluppo. L’uomo, quindi, risulta essere dotato di strumenti propri per risolvere i traumi. In certe situazioni, però, questo sistema può essere insufficiente. La psicologa ricercatrice e membro del Mental Research Institute a Palo Alto, in California, Francine Shapiro ha scoperto un metodo che riattiva queste modalità di risoluzione nelle situazioni stressanti. L’aneddoto sulla scoperta del metodo è piuttosto noto. Durante una passeggiata in un parco Shapiro infastidita da alcuni pensieri, notò che il loro contenuto disturbante, dopo pochi attimi, scompariva. Quando provò a riportare alla mente il contenuto che l'aveva turbata, si rese conto che questo non aveva più la carica emotiva precedente. Shapiro incominciò a prestare attenzione alle modalità che 29
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accompagnavano la formazione dei pensieri disturbanti e la successiva perdita di carica emotiva. Osservò che quando il contenuto del pensiero era evocato i suoi occhi incominciavano a muoversi ritmicamente e velocemente in diagonale. Comprese quindi che poteva esserci un collegamento tra i movimenti oculari e la perdita di intensità emotiva nel contenuto del pensiero intrusivo. Nelle settimane successive incominciò a testare il sistema con amici e conoscenti. Questo era l’inizio dell’EMDR. EMDR è l’acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing ed è un metodo per il trattamento delle patologie da stress. Nella pratica clinica si possono utilizzare non solo i movimenti oculari, ma anche l'ascolto di suoni (alternativamente a destra e a sinistra dell'interlocutore per mezzo di auricolari), oppure la stimolazione della pelle attraverso tamburellamenti. Il metodo EMDR può essere applicato solo in un contesto terapeutico, da parte di uno psicoterapeuta abilitato al suo utilizzo. Secondo la teoria dell'EMDR, l'informazione riguardo al trauma invece di essere elaborata rimane impressa nel sistema nervoso nella sua forma iniziale. Le immagini, i pensieri, i suoni, gli odori, le emozioni, le sensazioni fisiche e le convinzioni che ne derivano sono immagazzinati in una rete di neuroni che conducono una vita autonoma. Ancorata nel cervello emotivo e disconnessa dalle conoscenze razionali, questa rete diventa un pacchetto di informazioni non elaborate, che si riattivano al minimo ricordo del trauma subito. Il nostro cervello funziona per associazioni e questo ha importanti conseguenze per i ricordi emotivi: qualunque sensazione al livello dei sensi simile a quella dell’evento traumatico, fa immediatamente rievocare il ricordo di quel momento. Anche il corpo ha una memoria! Nell’applicazione dell’EMDR sono evocati dapprima le sensazioni corporee ed emozioni legate all'evento traumatico, poi, grazie ai movimenti oculari, ai suoni o alla stimolazione della pelle (tamburellamenti), si cerca di spezzare il legame tra queste sensazioni di malessere e l'evento: durante i movimenti oculari vengono spontaneamente alla mente associazioni libere che attivano e trasformano i legami associativi fra ricordi, collegati gli uni agli altri attraverso le emozioni. Si pensa che i movimenti oculari siano paragonabili a quelli che si hanno spontaneamente durante il sonno REM e che possano sostenere il sistema naturale di guarigione del cervello perché completano quello che non è riuscito a fare da solo. Tra gli effetti dei movimenti oculari vi è anche, fin dalle prime sequenze, una «risposta di rilassamento», che si traduce in una riduzione immediata della frequenza cardiaca e in un aumento della temperatura corporea. Grazie al trattamento con l’EMDR i pazienti in genere notano che la loro capacità di ricordare l’evento traumatico non è alterata. Ciò che viene modificato è invece la carica emotiva collegata all’evento. In pratica, i pazienti notano che ricordano l’evento, ma l’evento non è più, in sé, causa dell’attivazione emotiva tipica delle risposte ad eventi traumatici. Spesso, pazienti che sono trattati con l’EMDR descrivono l’esperienza come se fossero seduti in un treno ed osservassero l’episodio traumatico che si svolge davanti ai loro occhi con un senso di distacco. Questo trattamento aiuta i pazienti ad elaborare l’evento traumatico sia da un punto di vista emotivo che fisiologico. 30
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L’EMDR trova applicazione con successo nei contesti d’emergenza, nelle grandi catastrofi che hanno scosso il mondo, compreso lo tsunami del 2004 che ha messo in difficoltà alcuni subacquei, permettendo loro di riprendere l’attività. Esemplare è quanto accadde, in quella situazione, ad un istruttore subacqueo. Al mattino l’istruttore partì in barca con alcuni subacquei per la consueta immersione giornaliera. Durante l’uscita, il gruppo venne a conoscenza per radio che uno tsunami si era abbattuto sul proprio villaggio. I subacquei non avvertirono invece alcun pericolo. Al rientro il gruppo si trovò di fronte ad uno scenario di distruzione. Quando due mesi dopo l’incidente, l’istruttore chiese un aiuto psicologico, raccontò che la sua vita da quel giorno era cambiata. Egli non si sentiva più la persona che era stata fino a quel momento e non riusciva più a lavorare come istruttore a causa dell’angoscia che provava al solo pensiero di immergersi ancora, in particolare con un gruppo. Questa questione innescava in lui molta ansia, pensava che non sarebbe più riuscito a lavorare nel suo campo e temeva di dover cambiare lavoro e di trovarne uno meno entusiasmante. Il sub riportò inoltre che le cose che gli erano piaciute fino ad allora, per lui non avevano più importanza. I suoi sintomi includevano disturbi del sonno (sonno interrotto), incubi e continui flashback dell’accaduto, compresa la visione di alcune persone morte. L’istruttore lamentava irritabilità. Egli affermava che il suo modo di vedere era cambiato, non faceva più progetti per il futuro e aveva una visione pessimistica della vita. Tutto questo era accompagnato da una sensazione di impotenza e da mancanza di motivazione. Improvvisamente la natura, le persone, il lavoro e i progetti che fino ad allora avevano dato significato alla sua vita, ora non avevano più valore per lui. Egli evitava di parlare di ciò che era accaduto e di guardare la televisione. Se fosse accaduto qualcosa ai suoi amici o al suo gruppo di subacquei l’istruttore riteneva che il suo senso di colpa sarebbe stato intollerabile. Grazie al trattamento con l’EMDR già dalla prima seduta è stato possibile all’istruttore riposare; nel 31
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giro di tre incontri è riuscito a tornare al suo lavoro in giro per il mondo e a continuare ad accompagnare subacquei in acqua (Fernandez, I. EMDR after a critical incident: Treatment of a Tsunami Survivor with Acute Posttraumatic Stress Disorder (2008). Journal of EMDR Practice and Research, Volume 2, Number 2. Springer Publishing Company). Un ulteriore caso descritto in letteratura riporta che a seguito della morte in acqua di un allievo sub, un istruttore manifestò una reazione post-traumatica da stress. Dopo quattro sessioni di trattamento si rilevò un miglioramento che si protrasse positivamente anche nei successivi incontri di verifica (Ladd G. Treatment of psychological injury after a scuba-diving fatality. Diving and Hyperbaric Medicine. 2007; 37: 36-39. ). In fine si riporta un caso di paura di nuotare in acque profonde che è stato trattato con ottimi risultati grazie all’EMDR (John Campbell-Beattie,The EMDR Practitioner, May 2002, http://www.emdr-practitioner.net/) L' Autore: Federica Alfieri , Psicoterapeuta formata nell'applicazione dell' EMDR
[email protected] Note: Il Direttivo dell'Associazione EMDR Europea e tutti i paesi hanno dato la disponibilità a collaborare. Potete rivolgervi alla segretaria Dafna:
[email protected] oppure attraverso il sito www.emdr-europe.org consultando ogni paese e le città dove ci può essere bisogno di un terapeuta EMDR per un subacqueo.
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Immersione subacquea ed impianti dentali Del Dott. Laurence Stein, Chirurgo Odontoiatra
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olte persone stanno decidendo di sostituire i denti caduti o mancanti con degli impianti dentali. Le soluzioni tradizionali per la sostituzione dei denti mancanti includono i seguenti tipi d’impianti: i ponti, le protesi dentali parziali rimovibili o le protesi dentali totali. In qualità di Odontoiatra e di consulente odontoiatra del DAN, di scubadoc (Il sito web online Di Medicina Subacquea: http://scuba-doc.com /) e di ScubaBoard (www.scubaboard.com), ho constatato un aumento del numero di domande inerenti agli impianti dentali ed alla pratica dell’attività subacquea. Posti vicino al boccaglio dell’erogatore, gli impianti dentali sono assimilabili a tutti gli altri spazi aerei che devono essere compensati nel corso dell’immersione.
Questo genera una serie di domande da parte dei subacquei, che spaziano da “Dopo un intervento chirurgico d’implantologia dentale, quanto tempo devo spettare prima di poter tornare ad immergermi?” a “La pressione applicata al boccaglio dell’erogatore può influenzare gli impianti che ho in bocca?”. Un Breve Riassunto di Storia degli Impianti Dentali A quando risalgono l’arte e la scienza dell’implantologia? Certe evidenze archeologiche suggeriscono che alcune antiche civiltà abbiano tentato di reimpiantare i denti perduti sostituendoli con denti di legno intagliato o di avorio. Nell’ottocento, nelle mascelle umane furono impiantati denti d’oro e, in seguito, di platino. Questi tentativi però furono infruttuosi. Il Dott. Alvin E. Strock riuscì ad inserire i primi im33
Features pianti con successo presso l’Università di Harvard nel 1937. Questi impianti erano costituiti da un tipo d’acciaio inossidabile chirurgico denominato vitallium, una lega di cromo, cobalto e molibdeno (un elemento metallico grigio) comunemente utilizzata per le protesi dentali parziali rimovibili. Lo svedese Gustav Dahl eseguì il primo impianto sub-periosteo, un impianto osseo, nel 1948. Poi, nel 1967, Leonard Linkow, Ralph Roberts e Harold Roberts introdussero l’impianto endo-osseo laminare, anch’esso un impianto osseo. Infine, nel 1981, il Dott. Per-Ingvar BrŒnemark, un chirurgo ortopedico svedese, introdusse il sistema d’impianto con innesto radicale di titanio endo-osseo. Il sistema d’impianto con innesto radicale è il prototipo del più comune impianto dentale utilizzato al giorno d’oggi. La chiave del suo successo sta nell’impiego del titanio. Nel 1952, mentre BrŒnemark stava compiendo degli studi sulla guarigione ossea nei conigli, inserì una piccola piastra di titanio dotata di una lente nell'osso dei suoi animali da laboratorio. Questo gli permise di sbirciare microscopicamente nell'osso e di osservare tangibilmente il processo di guarigione. L’Osteointegrazione Alla fine degli esperimenti, quando BrŒnemark tentò di rimuovere la piastra di titanio, si accorse che l'osso circostante si era legato con il metallo. Egli denominò questa fusione dell’osso con il metallo osteointegrazione. Attraverso questa scoperta, divenne possibile impiantare con successo denti ed altre protesi ortopediche. Le Procedure chirurgiche Il primo passo è quello di rimuovere il dente dalla zona dove è venuto a crearsi il problema. Potrebbe poi rendersi necessario fare un innesto osseo per creare una zona adatta al futuro impianto; la procedura potrebbe consistere nel riempire parzialmente i seni mascellari del paziente, per conferire all’osso uno spessore verticale sufficiente a sostenere l’impianto nella parte posteriore superiore della bocca. In casi estremi, per ripristinare la perdita di tessuto osseo, può essere necessario prelevare dell’osso da zone dell’organismo dove esso è più consistente, come ad esempio dall'anca, o utilizzare fonti artificiali. Le variabili che influenzano la ripresa dell’attività subacquea, sono l’intervento chirurgico, il periodo necessario a guarire e le protesi inserite. Generalmente, se c'è un dente mancante e l'osso possiede le dimensioni idonee, il chirurgo pratica un buco nell'osso di dimensioni appropriate utilizzando punte di trapano di opportuna grandezza. L'impianto viene quindi filettato al suo interno. Poi s’inserisce una vite o una spalla di sostegno terapeutica (rinfianco curativo) in cima all'impianto. Dopo di che occorre attendere un periodo di quattro - sei mesi per permettere all’impianto di osteointegrarsi. Per evitare un secondo intervento chirurgico, attualmente molti chirurghi utilizzano i rinfianchi curativi che s’infilano appositamente attraverso le gengive durante il periodo di guarigione. Quando l'impianto è pronto per essere ripristinato, questo rinfianco viene semplicemente svitato dall’odontoiatra. Dopo il periodo di osteointegrazione, l'impianto viene ri-esposto chirurgicamente e, per portare a termine la ricostruzione, vengono quindi fissate le protesi. 34
Features Evitare le Immersioni e le Pressioni sull’Arcata Dentale Fino ad oggi gli odontoiatri non hanno ancora sviluppato raccomandazioni uniformi inerenti alla chirurgia orale ed all’attività subacquea: generalmente, più è complicato l’intervento chirurgico, più lunga è l'attesa prima di potersi immergere. Eventuali complicanze post-operatorie allungheranno maggiormente il tempo d’attesa, così come lo allungano qualsiasi condizione medica dovesse nel frattempo sopravvenire, l’uso del tabacco ed il consumo di alcool. Durante il processo di osteointegrazione post-chirurgico, è necessario evitare qualsiasi cosa che potrebbe esercitare pressione sulla zona dell'impianto o che potrebbe coprire la vite o il rinfianco curativo. Immergersi troppo presto dopo l’intervento chirurgico, con la pressione che ne deriva, per quanto leggera essa sia, potrebbe danneggiare il sito dell’impianto. Per esempio, se le alette del boccaglio dell’erogatore poggiano sul sito dell’impianto, trasmettendo la forza del morso, possono provocare l’insuccesso dell'impianto. Oltre ad evitare le immersioni, nel corso del periodo di guarigione, è anche consigliabile mangiare cibi più morbidi ed evitare di masticare sull’area dell’intervento chirurgico. Il rischio di danni risulta maggiore durante le prime quattro settimane dopo l’intervento, poi decresce. Occorre pure tener conto di altre considerazioni. Per evitare altre possibili complicazioni associate con la chirurgia orale, bisognerebbe sospendere l’attività subacquea finché: ¥ non si ristabilisca un’adeguata rivascolarizzazione (ripresa del flusso di sangue); ¥ l’impianto non si stabilizzi; ¥ non cambi la pressione delle cavità orale e sinusali; ¥ non si ripristini la capacità del paziente di tenere l’erogatore in bocca; e ¥ si assumono farmaci per controllare il dolore o le infezioni. Considerazioni sulla Rivascolarizzazione Gli scambi gassosi, come quelli cui è sottoposto l’organismo quando ci s’immerge, con susseguente ingresso e fuoriuscita di azoto, sono parzialmente una funzione del sistema vascolare (la disposizione dei vasi sanguigni) dei tessuti locali. La semplice estrazione determina rapidamente la formazione di nuovi vasi sanguigni nell’area interessata (rivascolarizzazione). Similmente, anche la zona d’estrazione della vite di sostegno (preservazione dell’impianto) si rivascolarizza rapidamente. Per poter tornare ad immergersi dopo un semplice intervento di estrazione occorre aspettare un periodo di una – due settimane. Gli Innesti d’Osso Incidono sui Tempi di Recupero Le procedure d’innesto e la chirurgia dei seni sono più complesse e richiederanno periodi di attesa più lunghi. Più è vasta la zona interessata all'innesto, maggiore sarà l'attesa. Alcuni medici raccomandano di evitare qualsiasi attività che causa micro-movimenti per almeno sei mesi. Attualmente occorre circa un anno perché nella zona dell’innesto l’osso guarisca completamente. Malgrado l’immergersi Photo by Ian Ben Tov
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prima dei 12 mesi non dovrebbe causare problemi, sarà il vostro medico a determinare il periodo giusto. Anche se il vostro medico non è un subacqueo, seguite i suoi consigli. La quantità e la qualità dell'osso innestato, inoltre, influiscono sui tempi d’attesa prima di poter tornare ad immergersi. Alcuni soggetti hanno ossa molto dense e dure, mentre altri hanno ossa spugnose e deboli. Questo influisce in misura primaria sulla stabilità degli impianti. Gli impianti inseriti in un osso denso e duro, sono meno suscettibili ai micro-movimenti di cui sopra. L'opposto, invece, capita per un osso spugnoso e debole. Gli impianti inseriti di recente sono molto vulnerabili ai movimenti in un periodo compreso tra le prime due alle quattro settimane successive all’intervento. Gli impianti in questo momento sono un po’ allentati nel sito d’innesto, prima che comincino a stabilizzarsi. Occorre evitare di praticare l’attività subacquea durante il periodo iniziale di osteointegrazione. Perchè l’impianto si stabilizzi, bisogna aspettare un periodo che va da almeno 5 settimane ai circa due mesi. Qualora nella zona interessata sia stato eseguito anche un innesto osseo, occorre aspettare per tempi più lunghi. Portare a Termine il Lavoro di Implantologia Durante il periodo di guarigione dell'impianto, generalmente il paziente non porta nulla in quest’area; oppure lui / lei può portare una protesi provvisoria, che però generalmente non è attaccata all'impianto/i che si sta stabilizzando. Una dentiera parziale rimovibile e provvisoria è un esempio di quanto appena detto. Molti anni addietro, i chirurghi hanno sviluppato dei protocolli per venire incontro ai pazienti ed aiutarli ad ottenere più rapidamente le loro protesi definitive. Tutte le protesi provvisorie sono generalmente realizzate in plastica e sono ancorate con del cemento o con una vite provvisori. Potrebbe rivelarsi più sicuro mostrarsi più prudenti ed aspettare fino a che il lavoro non sia completamente finito, prima di tornare ad immergersi. Infatti, se il cemento provvisorio dovesse allentarsi o la plastica rompersi, potrebbe presentarsi il pericolo di aspirarne dei pezzi (ingoiando la protesi provvisoria). Dopo un periodo che va dai quattro a sei mesi, richiesti per il processo di osteointegrazione, il vostro odontoiatra prepara la protesi definitiva – che può consistere in una corona sostenuta dall’impianto, in un ponte fisso o in una dentiera amovibile fissa -. Una volta che gli impianti dentali si siano completamente osteointegrati e che le protesi definitive siano state inserite, non vi è nulla di inerente alle immersioni che possa minacciare l’integrità degli impianti o delle protesi. Gli spazi progettati negli impianti per sostenere le viti di copertura, le spalle e le protesi sono piccoli e sono completamente racchiusi nella struttura di titanio. Non vi sono spazi aerei di comunicazione tra gli impianti ed i tessuti circostanti. La struttura dell'impianto è forte abbastanza da resistere a qualsiasi differenza di pressione che potrebbe verificarsi qualora piccole quantità di gas dovessero arrivare fino a questi spazi. Considerazioni Aggiuntive Le protesi che ricoprono gli impianti possono presentare gli stessi, benché estremamente rari, problemi dei denti associati con le immersioni subacquee. Può capitare che la porcellana si rompa o che il cemento non tenga, e l’impiego degli impianti non offre alle protesi dentali 36
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alcuna facoltà speciale per resistere a queste eventualità. Alcuni dispositivi sostenuti dagli impianti sono cementati, ed in quanto tali, una rottura del cemento dovuto ai cambi di pressione è possibile. Ma questi sono eventi alquanto rari. Alcuni odontoiatri preferiscono usare un tipo di cemento provvisorio più debole, sotto le corone ed i ponti permanenti definitivi. Questo permette, qualora si rendesse necessario, la futura rimozione della protesi. Altri odontoiatri eseguono la cementificazione degli impianti come quella dei denti ed utilizzano il cemento permanente. La loro filosofia è la seguente: “Se non sono preoccupato dal cemento permanente per i denti, perchè dovrei preoccuparmene per gli impianti?”. Sarebbe saggio informarsi se, per fissare la vostra protesi, il vostro odontoiatra ha utilizzato cemento provvisorio o quello permanente. Le probabilità che una protesi fissata con cemento provvisorio venga via sono basse, ma dovreste essere consapevoli che, nel caso accada, questo potrebbe rivelarsi un problema. Generalmente, se avete un impianto e / o una protesi da più di un anno, con ogni probabilità non vi saranno fallimenti come risultato di una perdita di osteointegrazione. Tuttavia, vi sono altri modi con cui una protesi possa fare fiasco. Questi non sono correlati all’intervento chirurgico, al posizionamento o alla guarigione degli impianti: si sono verificati rari esempi di rottura dell'impianto, di rottura della spalla o di mancata tenuta della vite. Questi di solito sono associati con un morso molto forte, un trauma, una scarsa programmazione del trattamento o alla rottura dei materiali. Le immersioni generalmente non provocano tali fallimenti. L'aumento dell’impiego degli impianti dentali rende molto probabile che dei subacquei si ritroveranno ad immergersi con questi apparecchi. Sebbene vi siano alcuni aspetti delle procedure d’implantologia e di protesi dentale che limitano temporaneamente la partecipazione di un subacqueo alla pratica di questo sport, non vi sono preclusioni alle immersioni per quei soggetti che si sono sottoposti ad impianto con successo. Un colloquio completo col vostro chirurgo e col vostro odontoiatra farà sì che i vostri impianti abbiano successo e che le vostre immersioni siano sicure.
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Diabete ed immersioni. Rassegna di uno Studio DAN sui Livelli di Glucosio Plasmatici nei Subacquei Ricreativi Di Neal W. Pollock, Ph.D.1, Donna M. Uguccioni, M.S.2, Guy de L Dear, M.B., FRCA1 1 Centro di Medicina Iperbarica e Fisiologia Ambientale, Duke University Medical Center; 2 Divers Alert Network, Durham, NC 27710
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Il Diabete è una malattia a causa della quale l’organismo non è in grado di produrre o di rispondere efficacemente all’insulina, un ormone necessario all’utilizzo del glucosio (lo zucchero) nel sangue. I soggetti sani mantengono i livelli di glucosio del plasma entro un range abbastanza ristretto, che va dai 70 ai 110 milligrammi per decilitro di sangue (mg¥dL-1). I pazienti affetti da diabete possono invece manifestare notevoli fluttuazioni dei livelli di glucosio nel plasma. La preoccupazione maggiore e primaria inerente il diabete è che bassi livelli bassi di glucosio plasmatici (l’ipoglicemia) possono interferire con lo stato di coscienza. Gli elevati livelli di glucosio (l’iperglicemia), se mantenuti per periodi prolungati, possono invece indurre problemi circolatori e compromettere la vista. L'incapacità a produrre l’insulina è nota come diabete di Tipo 1, diabete giovanile o diabete mellito insulino dipendente (DM 1). L’inadeguata produzione di insulina o l'insensibilità delle cellule dell’organismo all’insulina è nota invece come diabete di Tipo 2, o diabete dell’adulto. Gli individui affetti da diabete, in particolare quello di Tipo 1, sono stati generalmente esclusi dal partecipare ad attività nel corso delle quali una improvvisa perdita di coscienza potrebbe indurre rischi significativi. L’attività subacquea è una di queste, in quanto la perdita di coscienza certamente influirebbe sulla capacità del subacqueo/a di prendersi cura di se stesso o di altri. A livello internazionale, vi sono delle differenze riguardo alle linee-guida per i subacquei affetti da dia38
Features bete. Dopo aver constatato che molti individui affetti da DM 1 si immergono senza problemi, il comitato medico del British Sub Aqua Club (BSAC) nel 1991 ha pubblicato un bando di partecipazione. I subacquei affetti da diabete di Tipo 1 sono ora ammessi a partecipare all’attività subacquea con la didattica BSAC, almeno finché non svilupperanno complicanze cardiovascolari o di altro tipo (4). L’orientamento dei medici negli Stati Uniti ed in molti altri paesi è rimasto invece più conservativo. Per il momento, alcuni autori raccomandano una valutazione caso-per-caso, mentre altri hanno ammesso che in un prossimo futuro probabilmente saranno pubblicate nuove linee-guida. Nel 1993, il Divers Alert Network inviò un’indagine conoscitiva a tutti i suoi 115,300 membri di allora, per poter determinare il numero dei subacquei attivi affetti da diabete, nonostante i divieti vigenti all’epoca. Un totale di 164 subacquei diabetici (di cui 129 con diabete di Tipo I) dichiarò di aver fatto più di 27,000 immersioni senza incontrare grossi problemi (2). Alcuni riportarono di aver avuto sintomi di ipoglicemia, ma senza alcuna perdita di coscienza. Gli effetti dell’immersione ricreativa non particolarmente impegnativa sui livelli di glucosio nel plasma non sono ben documentati. Nel 1997 il DAN iniziò uno studio per indagarne gli effetti sui subacquei ricreativi brevettati. I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati (3). Questo rapporto riassume i risultati dello studio ed anticipa le future iniziative. Coloro che desiderano maggiori informazioni su questo studio possono far riferimento all’articolo pubblicato. I metodi Le variazioni del glucosio plasmatico in risposta all’immersione ricreativa sono state misurate in subacquei adulti affetti da diabete di Tipo 1 ed in subacquei di controllo sani. I subacquei con diabete di Tipo 1 avevano un’anamnesi di diabete controllato di grado moderato, non presentavano complicazioni secondarie da diabete, non erano stati ricoverati in ospedale nei 12 mesi precedenti per gravi alterazioni del glucosio plasmatico, ed avevano una buona conoscenza della correlazione tra il glucosio plasmatico e l’esercizio fisico. La maggior parte delle immersioni è stata effettuata durante crociere subacquee o immersioni giornaliere da barca in acque tropicali o subtropicali. Prima di ciascuna immersione, il glucosio plasmatico dei subacquei doveva essere superiore agli 80 (mg¥dL-1). Per la misurazione dei valori di glucosio plasmatico attraverso lancette pungidito, sono stati utilizzati dei dispositivi portatili comunemente disponibili in commercio. I valori glicemici sono stati ripetutamente misurati prima e dopo le immersioni. I risultati Allo studio hanno partecipato ottantatré subacquei: 40 con diabete di Tipo 1 e 43 come controllo. Delle 1,059 immersioni esaminate, 555 erano state effettuate da subacquei con diabete, e 504 dai subacquei del gruppo di controllo. I subacquei affetti da diabete in media avevano un’età di 45 anni, si immergevano da almeno nove anni e soffrivano di diabete da più di 15 anni. Il diabete era già stato diagnosticato nel 77 percento dei subacquei diabetici al momento della loro certificazione. I profili d’immersione sono stati analoghi nei due gruppi, con una media di 2.7 immersioni al giorno. Non è stato riportato alcun caso di malattia da decompressione. Le variazioni dei livelli di glucosio sono state molto più evidenti nel gruppo dei subacquei diabetici rispetto al gruppo di controllo. Non sono stati riportati od osservati sintomi o complicazioni correlate all’ipoglicemia durante o immediatamente dopo le immersioni di entrambi i gruppi. Ciò si è verificato nonostante i bassi livelli di glicemia. I subacquei diabetici hanno assunto glucosio supplementare prima di circa la metà delle immersioni. I livelli plasmatici di glucosio post-immersione sono scesi sotto i 70 (mg¥dL-1) nel 7 percento delle immersioni del gruppo di subacquei diabetici, (con valori minimi di 41 (mg¥dL-1), e nell’1 percento delle immersioni del gruppo di controllo (con valori minimi di 56 39
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(mg¥dL-1). Sebbene non fossero stati riportati sintomi di ipoglicemia immediatamente prima, durante o immediatamente dopo le immersioni dei subacquei affetti da diabete, a volte si sono registrati sintomi non correlati alle immersioni. I sintomi hanno incluso: nausea, ansia, tremori, sensazione di freddo e mal di testa. In molti casi, questi sintomi sono stati tali da svegliare il subacqueo nel bel mezzo della notte. Moderati livelli di iperglicemia asintomatici (elevati livelli di glucosio plasmatico) maggiori di 300 (mg¥dL-1) sono stati registrati in 67 situazioni preimmersione ed in 17circostanze post-immersione. La discussione Nei subacquei diabetici, sono state osservate notevoli variazioni dei livelli di glucosio plasmatico, ma i bassi valori pre-immersioni furono facilmente corretti attraverso varie tipologie di condotte alimentari. Vi sono molti importanti commenti da riferire ai risultati di questo studio: 1) Tutti i subacquei affetti da diabete di Tipo 1 erano ben-motivati, erano persone esperte ed avevano un diabete almeno moderatamente controllato. Pur con queste premesse, comunque, si sono manifestate notevoli variazioni dei livelli di glucosio plasmatico, che andavano da un aumento di 283 (mg¥dL-1) ad Photo By Nilva una riduzione di 370 (mg¥dL-1). Le dimensioni delle variazioni del glucosio plasmatico furono frequentemente accolte con sorpresa da parte dei subacquei, che pur avevano una buona esperienza di gestione del diabete. Probabilmente i soggetti affetti da un diabete meno stabile, o coloro che normalmente si controllano in maniera molto rigida, potrebbero correre maggiori rischi di ipoglicemia. 2) Gli elevati livelli di glucosio plasmatico possono aumentare la suscettibilità alla malattia da decompressione o possono peggiorare le condizioni di una malattia da decompressione di tipo neurologico (5). A causa di ciò, la semplice elevazione dei livelli di glucosio allo scopo di ridurre i rischi dell’ipoglicemia che s’instaura durante un’immersione, non può essere considerata una strategia completamente benigna. 3) Nonostante gli occasionali esempi di concentrazione di glucosio plasmatico nel range di 40-50 (mg¥dL-1), nel corso dello studio non è stato registrato alcun caso di sintomi associati con l’ipoglicemia. Questo suggerisce che, in alcuni casi, sia potuto accadere di non esser riusciti a riconoscere od a riportare dei sintomi. Altrettanto bassi livelli di glucosio plasmatico, occorsi in altri momenti del giorno, sono stati notati e corretti. 4) I segni ed i sintomi associati con l’ipoglicemia possono essere confusi con quelli di altre condizioni mediche, quali l’ipotermia, la nausea da mal di mare, o una possibile MDD. 5) Tutte le immersioni prese in esame erano di tipo ricreativo, non complicate e condotte in condizioni 40
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di stress minimo o moderato in acque tropicali o subtropicali. Uno stress supplementare associato ad un maggior equipaggiamento, a condizioni dell’acqua più severe, a profili d’immersione più estremi o a situazioni d'emergenza, potrebbe produrre maggiori fluttuazioni nei livelli di glucosio nel plasma. 6) Questo studio ha coinvolto soltanto individui adulti. I bambini possono essere soggetti ad un rischio maggiore dovuto all’aumentata avventatezza, alla minor esperienza nel controllo del glucosio plasmatico e ad una maggior predisposizione fisiologica a più rimarchevoli variazioni dei livelli di glucosio nel sangue durante l’esercizio (1). Vi sono molte inquietudini concrete riguardo all'incolumità dei soggetti affetti da diabete cui è stato concesso di immergersi: 1) I sintomi di ipoglicemia di grado severo includono attacchi epilettici e perdita di coscienza, condizioni che possono probabilmente essere fatali se sopravvengono sott’acqua. 2) In immersione non c’è nessun modo affidabile per riposarsi, come si può invece fare quando ci si esercita sulla terraferma. Le condizioni possono cambiare rapidamente, e quella che era stata un’immersione rilassante, effettuata in condizioni ambientali ottimali, potrebbe trasformarsi in una situazione molto esigente dal punto di vista fisico. 3) La gestione di patologie di grado severo può rivelarsi più difficoltosa nelle zone remote. 4) Gli standard del sistema di coppia si basano sul presupposto che entrambi gli individui possono fornire un rapido ed adeguato appoggio al proprio partner nel momento del bisogno. Questo può non essere vero qualora uno dei due compagni sia affetto da una condizione medica pre-esistente. 5) Il diabete può essere una malattia progressiva, e tale progressione può aumentare il rischio in immersione.
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Referenze 1. American Diabetes Association. Diabetes Mellitus and Exercise. Diabetes Care 2002; 25(90001):S648. 2. Dear GdeL. The DAN Diabetes Survey. Alert Diver 1993, 3:28. 3. Dear GdeL, Pollock NW, Uguccioni DM, Dovenbarger J, Feinglos MN, Moon RE. Plasma glucose response to recreational diving in divers with insulin-requiring diabetes. Undersea Hyperbar Med 2004; 31(3): 291-301. 4. Edge CJ, Douglas J, Bryson P. Diabetic diver assessment. In: Elliott DH, ed. Medical Assessment of Fitness to Dive. Surrey, England: Biomedical Seminars; 1995: 59-61. 5. Moon RE. Fluid resuscitation, plasma glucose and body temperature control. In: Moon RE, ed. Report of the Decompression Illness Adjunctive Therapy Committee of the Undersea and Hyperbaric Medical Society; 2003; Duke University, Durham NC: Undersea and Hyperbaric Medical Society; 2003: 119-128.
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Photo by Nilva
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Flirtando con un Polpo ad Anelli Blu (Ancora una volta) Di Elizabeth Cook;
Tutti i subacquei hanno il gusto dell'avventura, sia che riguardi le immersioni profonde, sia che si tratti di esplorare un dedalo di grotte subacquee o gustare un incontro ravvicinato con creature velenose ma stupende. Come la passione di Elizabeth Cook e Robert Yin per il polpo ad anelli blu: nel numero del luglio/settembre 2005 dell’Alert Diver, ci avevano già affascinato con un piacevole racconto sulla pericolosa bellezza di questa creatura. Questa storia, inoltre, ci ricorda le ragioni per le quali viaggiamo in tutte le parti del mondo per immergerci ed apprezzare le bellezze pericolose della natura. Kapalai è un posto molto bello, davvero gradevole, descritto una volta come "un sogno sospeso fra il cielo e il mare ". Sorge inaspettato, come un'illusione, dal mare delle Celebes, come una delle isole della Malesia. I tetti slanciati degli eleganti chalet sull'acqua si adagiano regalmente sulle palafitte sull’acqua turchese, ricca di pesci. Non appena la mia barca si è avvicinata, non ho potuto far altro che pensare: “Questo è il sogno di un architetto”. Eccitata dallo spettacolo, ho pensato se correre sul pontile ed esplorare questo villaggio sull'acqua o semplicemente saltare fuori bordo ed iniziare la mia conoscenza con la popolazione locale dei pesci. Ho optato per l'arrivo più elegante e sono stata aiutata a sbarcare dal personale sorridente che si è preso cura del mio bagaglio e mi ha accompagnato al mio chalet. La Vita Subacquea Notturna Trenta minuti dopo, indossata l’attrezzatura e con le torce subacquee in mano, il divemaster ed io siamo entrati in acqua per un immersione di check al crepuscolo. Abbiamo fatto un giretto intorno ad un pesce coccodrillo semi-addormentato sommerso nel punto più profondo del pontile, quindi siamo scesi dolcemente lungo una parete di 45 piedi (13.7-metri) piena di formazioni di corallo, gorgonie e frammenti corallini, tutti rifugio per granchi, ghiozzi e dragoncelli. Ci siamo fermati abbastanza a lungo da rendere omaggio all’accoppiamento dei pesci mandarino nei loro colori riccamente decorati. Abbiamo identificato facilmente i maschi, che sono due - tre volte più grossi delle femmine. Quattro o cinque femmine sono corse velocemente dentro e fuori dagli anfratti, inseguite da un solo maschio. Erano come se stessero giocando a rincorrersi. Non appena il maschio ha “puntato” una femmina affascinata, la coppia è risalita per circa un metro, liberando in acqua uova e sperma ed è quindi tornata rapidamente alla protezione offerta dagli anfratti di corallo. Andando oltre, abbiamo trovato un grande, dignitoso polpo abbarbicato alla parte superiore di una grande cima di corallo. È sembrato assolutamente indifferente alla nostra presenza. Le nostre torce subacquee hanno inquadrato uno sgargiante pesce rana-pagliaccio che andava a zonzo su una spugna incrostante rossa. Mentre lo guardavamo, ha provato a procurarsi la cena con una movenza dalla rapidità impressionante. Con una mossa composta da una sequenza di tre fasi ha lanciato la sua esca, ha aperto le mascelle in maniera smisurata e le ha richiuse con uno schiocco. L'intera azione è avvenuta così rapidamente che gli animali circostanti hanno perseverato imperturbati nei loro traffici. Non sono sicura se abbia agguantato il suo spuntino oppure no. Troppo presto, il divemaster ha fatto dietro-front e ci siamo diretti nuovamente al pontile. Avevo la mente zeppa di nuove potenziali foto per la mattina successiva, ma alla fine sono riuscita a prender 43
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sonno. La Mattina Dopo Allo spuntar dell’alba, ho ripiegato le imposte di legno che si estendevano dal pavimento al soffitto della parete posteriore del mio chalet. Aprendo la porta, ho sentito il calore del sorgere del sole che si riversava attraverso il pavimento di legno duro. Ho approntato la mia macchina fotografica, mentre riflettevo sull'esistenza di Kapalai, che molti anni fa era una piccola isola dotata di vegetazione sparsa. L’isola fa parte del Reef di Ligitan, un vasto sistema corallino che si affaccia sul profondo Mar di Celebes. Col passar del tempo la vegetazione è sparita e l'erosione ha ridotto l’isola al piccolo banco di sabbia semisommerso che è oggi. A volte, con la bassa marea, si può camminare sull'isola. Tuttavia, quando la marea aumenta, il banco di sabbia sommerso si trasforma in asilo per le piccole razze a macchie blu. Il mio compagno d’immersioni è arrivato con la Celebes Sea, una barca da crociera subacquea locale. Abbiamo parlato dei reef e degli animali marini che aveva avuto modo di vedere negli ultimi giorni vivendo a bordo. Tra le altre meraviglie, ha accennato all’accoppiamento dei polpi ad anelli blu. La rarità di quest’avvistamento mi era sconosciuta. L'unica cosa che mi sono ricordata del polpo ad anelli blu, è che può essere mortale. Abbiamo trascorso alcuni giorni a prender confidenza con le forme di vita marina che erano sotto il pontile. Abbiamo anche fatto splendide immersioni dalla barca sui vari reef che circondano Kapalai. Abbiamo visitato il vicino “Paradise" a Mabul, che ci ha permesso di fotografare i cavallucci marini e di deliziarci alla vista di un’esotica collezione di ispidi pesci-lima, lepri di mare, anguille e serpenti di mare colorati a mosaico ed altri sconosciuti “critters” (varie specie di animali mimetici marini) che vivono sul fondale detritico (la cosiddetta muck-dive). Non ci siamo recati alla vicina Sipadan, con le sue magnifiche tartarughe, i carangidi ed i barracuda, perché vi avevamo già fatto numerose immersioni nel corso dei nostri precedenti viaggi. Abbiamo, invece, scelto "The Platform", che è meglio conosciuta con il nome di Seaventures Resort, una piattaforma petrolifera ristrutturata ed adattata proprio per i subacquei. La piattaforma ci ha mostrato la sue ricchezze, compreso un frogfish (pesce-rana) giallo grande quanto la mia testa e gli eleganti batfish (pesci pipistrello) che popolano la zona sommersa della struttura. Un Ospite Mortale Dopo diversi giorni d’immersioni, il mio compagno d’immersione ha scovato un altro polpo ad anelli blu. Era entusiasta. Con esuberanti segnali manuali mi ha invitato a raggiungerlo, ad avvicinarmi ed ancora ad approssimarmi molto da vicino a questa piccola creatura velenosa. L'obiettivo, come ho chiaramente percepito, era quello di fungere da riferimento umano per ottenere il rapporto delle misure e dovevo porre la mia testa vicino a questo polpo molto piccolo. Gli ho fatto il favore ed ho studiato il suo tentacolo velenoso lungo circa 15 cm, con il quale colpisce piccoli crostacei e pesci negli anfratti dei coralli. Poiché i polpi ad anelli blu sono noti per la loro estre44
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ma velenosità (sebbene non siano per nulla aggressivi), ho posto molta attenzione ai suoi movimenti, agili e veloci: rispetto gli animali potenzialmente mortali. Il mio amico ha potuto scattare numerose foto, prima che polpo si ritirasse dentro una fessura. Più tardi, il mio compagno mi ha riferito che in 40 anni di attività subacquea, con migliaia d’immersioni sulle spalle, aveva avuto soltanto una manciata d’incontri con il polpo ad anelli blu. Mentre lo ascoltavo, ho pensato che avrei potuto anche non rivedere mai più quest’essere vivente. Una Romantica Occasione Con il passar dei giorni, ho compiuto più e più volte immersioni sul pendio di frammenti corallini posto sotto il pontile, lasciando agli altri le immersioni dalla barca e gli orari prefissati. Ho deciso che era tempo di fotografare i magnifici e provocatori pesci mandarino. Mi sono munita della mia macchina fotografica e mi sono diretta al pendio, giù, verso il " Mandarin Palace". Ho scelto un punto adatto ed ho poggiato la testa su di un piccolo cantuccio alla base di una grand e formazione corallina. Con tutti i miei sensi sintonizzati verso il mio obiettivo, mi sono concentrata, cercando di scattare una foto ravvicinata dei pesci mandarino che danzano sui detriti di corallo sparsi in giro. Dopo alcuni scatti ed un’implacabile vigilanza, ho visto un piccolo movimento scivolare velocemente ai bordi della mia maschera. Ho continuato a focalizzare l’attenzione sui pesci mandarino, cercando di ignorare la distrazione. Nuovamente, ho intravisto questo rapido movimento e l’ho ignorato ancora. Il movimento si poneva alla periferia del mio sguardo. Irritata, mi sono voltata per farlo fluttuar via. Ho voltato la testa all’indietro. Sorpresa, ho visto un piccolo polpo ricoperto da brillanti e palpitanti anelli blu. Ho quasi perso l’assetto per l’eccitazione ed ho spostato la macchina fotografica verso il polpo. Con mani tremanti, ho regolato i flash, seguendo incessantemente il polpo con la coda dell’occhio. Ho guardato nel mirino, ho messo a fuoco e quindi ho sollevato la testa ed ho fissato, con occhi eccitati, dal di sopra della macchina fotografica. Non stavo soltanto vedendo un polpo ad anelli blu, ma due! Sembravano impegnati a far l’amore; il maschio era saldamente avvolto intorno al manto della femmina. Il mio battito cardiaco ha accelerato. La mia mente stava facendo ribollire tutto il "know-how" fotografico che possedeva, con un sovraccarico enorme. Quanta pellicola mi era rimasta? I miei flash erano posizionati con l’angolazione giusta? Si erano ricaricati? Quale apertura di diaframma avevo regolato? Avevo messo ben a fuoco le due piccole bestioline? Quasi riflessivamente, ho scattato ed impazientemente mi sono sforzata di aspettare che i flash si ricaricassero tra uno scatto e l’altro – gli attimi più lunghi di tutta la mia vita. Uno, due, tre scatti. Gli anelli-blu rimanevano con me. " Ancora uno scatto, soltanto uno”, ho pregato. " Accidenti! Venite fuori da dietro quella roccia! ", ho mormorato fra me e me, desiderando che le creature si muovessero. Incredibilmente, sono scivolate proprio verso di me, poi si sono prudentemente lanciate di lato verso il basso. Ho scattato nuovamente ed ho avuto un'ultima opportunità, prima che scivolassero in una fessura molto piccola, custodita da una cortina di pesci mandarino. Con un senso di soddisfazione e di 45
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convincimento che almeno uno degli scatti fosse venuto bene, ho respirato profondamente ed ho iniziato a pinneggiare per allontanarmi dai detriti di corallo. Appena fuori dall’acqua, non vidi l’ora di condividere il mio colpo di fortuna con il mio compagno d’immersione che era riemerso nelle vicinanze. Lui ed il divemaster non mi lasciarono nemmeno finire il racconto; hanno voluto immediatamente sapere dove stavano i polpi. Quindi sono tornati nuovamente in acqua, praticamente ancor prima di avere il tempo di alzare il sedere da dove erano seduti. Purtroppo, tristemente, non hanno mai assistito all’accoppiamento e neanche più visto nemmeno un solo polpo ad anelli blu per tutta la durata del nostro soggiorno. Parecchi mesi dopo, ho riflettuto sulle mie esperienze nella magnifica Kapalai. Era difficile ricordare nitidamente tutte le 38 immersioni che avevo avuto modo di godere. Di tanto in tanto, comunque, mi torna alla mente l'eccitazione della mia scoperta di quel giorno. Ma, onestamente, non riesco a rivedere i polpi in fase d’accoppiamento con gli occhi della mente. Potrebbe l’elegante magia di Kapalai aver creato un'illusione nella mia mente? Per rassicurarmi, ho riguardato nuovamente le mie diapositive. Consigli di Sicurezza per i Fotografi Subacquei Ricordatevi di respirare. Mettete sempre in pratica la “regola di base” della subacquea: non trattenete mai il respiro. Trattenere il respiro può provocare guai seri e perfino lesioni mortali per sovradistensione polmonare. Ottima padronanza dell’assetto: Dal punto di vista prettamente pratico, una buona padronanza dell’assetto è una dote basilare per un fotografo. Rimanere in sospensione sopra un reef previene danni alla vostra macchina fotografica, al reef stesso ed alle creature marine quali i nudibranchi, gli anemoni e gli altri animaletti che si muovono con lentezza. Un buon assetto, inoltre, assicura che le vostre pinne non innalzino la sabbia, irritando gli altri fotografi ed aggiungendo “l’effetto sospensione” alle vostre foto. Siate sempre vigili: La fotografia subacquea è probabilmente la tipologia di fotografia più difficoltosa. Poiché sott’acqua gli errori possono rivelarsi fatali, i subacquei devono sentirsi completamente a posto con le proprie abilità in immersione prima di caricarsi del peso aggiuntivo dell’attrezzatura fotografica e dei pensieri e delle distrazioni supplementari che ad essa si accompagnano. Controllate voi stessi: Rendete i controlli della riserva d’aria un'abitudine ancor più regolare. Stabilite un limite ben definito per la riserva d’aria e rispettatelo. E’ proprio quando la vostra riserva raggiunge il limite dei 500 PSI (circa 35 bar), che comparirà lo squalo balena. La vera disciplina consiste nello stabilire un limite e nel rispettarlo, ma la vostra vita e quella del vostro compagno d’immersione potrebbero dipendere da esso.
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I Tessuti Hanno Tempi d’Emivita Reali? Photo by Leonardo Pesaresi
del Dr Jolie Bookspan
Spesso, ad un raduno di subacquei che discutono di decompressione, sentirete asserzioni quali: “ Non c’è un tempo d’emivita tessutale reale, è solo un concetto matematico”. Le cose non stanno propriamente così. L’emivita di un tessuto è tangibile quanto la stima dell’età delle ossa di un dinosauro o il sapere quanto velocemente l’organismo elimina i farmaci. Una delle molte sostanze per le quali è stata sperimentalmente misurata l’emivita, dopo le immersioni, è l’azoto. Alcuni Tempi d’Emivita Reali La Radioattività. In un determinato periodo di tempo, una sostanza radioattiva perderà la metà della sua massa o radioattività. Dopo un uguale periodo di tempo, ne perderà ancora metà della quantità rimasta. Un modo efficace per esprimere l'unità di tempo riferita alla metà della vita di una sostanza è l’“emivita”. E’ equivalente alla metà del tempo, solo che ha un nome diverso. Il tempo entro il quale un particolare nucleo decadrà è impossibile da predire, ma la percentuale di decadimento, o emivita, di una quantità di massa è precisa e reale. Le percentuali di decadimento di radioisotopi diversi variano notevolmente. I radioisotopi artificiali spesso hanno emivite di microsecondi. I radioisotopi naturali hanno emivite di miliardi di anni. Le emi47
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vite dei radioisotopi naturali sono utili per determinare l’età di reperti archeologici e l’età geologica dei fossili, delle rocce e della Terra stessa. Questo processo è denominato Datazione Radiometrica (o Radiodatazione). I Farmaci. Anche la cinetica dei farmaci si misura con il metodo dell’emivita. Il vostro organismo, per liberarsi della metà di una dose standard, necessita di unità di tempo calcolabili. In farmacologia è comune chiamare quest’unità di tempo con il nome di emivita. L’emivita varia leggermente tra i vari individui, tuttavia è possibile determinare un range generale. Il Valium, per esempio ha un emivita di circa 44 ore nei soggetti più giovani (maggiore nelle persone più anziane, minore in altre). Quarantaquattro ore dopo avere assunto una dose da cinque milligrammi (5 mg), per esempio, circa 2.5 mg sono ancora presenti nel vostro organismo. Alcuni soggetti che assumono il Valium quotidianamente, raggiungeranno livelli ematici tali che la dose quotidiana introdotta equivale alla capacità dell’organismo di metabolizzare (eliminare) il farmaco. Questo livello è chiamato “steady state” (stato di equilibrio). Questo livello si riduce se il soggetto smette di assumere il farmaco e va incontro a sintomi da astinenza. Parti diverse del vostro organismo hanno affinità diverse per il farmaco, ed hanno tempi diversi per raggiungere lo steady state (quando la quantità di farmaco introdotta corrisponde a quella eliminata) e metabolizzare (liberarsi di) metà della dose. Generalmente, i livelli ematici e plasmatici di solito aumentano e decadono più rapidamente di quelli dei tessuti adiposi. Analogamente, i subacquei spesso affermano che il grasso sia un problema per la decompressione, perché tiene di più l’azoto. Ma è anche più lento nell’assumerlo rispetto alle altre aree del corpo. Dopo la stessa quantità di tempo d’immersione, il grasso ne avrà acquisito di meno. Ha un’emivita più lenta. È anche comune sentir sostenere che il tessuto cicatriziale può dar problemi perché è difficile per il gas venirne fuori. È anche più difficile per il gas penetrarvi, a causa della sua emivita lenta. Non è stato ancora pienamente chiarito se ciò sia causa, o sia in grado di prevenire i problemi. Cosa Dire sull’Emivita dell’Azoto? Se voi voleste visualizzare la cinetica della radioattività o del Valium, potreste segnare un punto su di un grafico dopo ciascun intervallo di tempo in cui la quantità di radioattività, o la concentrazione del Valium, si sia dimezzata. Questo intervallo di tempo è l’emivita. Se poi voi connettete questi punti, otterrete una linea curva che è una caratteristica dei tempi di emivita. L'equazione che descrive questa linea è chiamata esponenziale. Cosa accadrebbe se voi faceste la stessa prova con l’azoto che rilascia un subacqueo? L’Emivita Reale dell’Azoto. Potreste raccogliere in un sacchetto l’aria espirata da un subacqueo, o inviarla direttamente ad un analizzatore, e misurare quanto azoto fuoriesce nel corso del tempo. Che, più o meno, corrisponde a come viene determinata una misurazione chiamata “washout (fuoriuscita) dell’azoto dall’intero organismo”. Se fate un diagramma del tempo di washout dell’azoto dall’intero organismo, otterreste una curva. Questa curva è composta dalla somma di molte equazioni esponen48
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ziali. Emivite tissutali Individuali. La curva del washout dell’intero organismo, come la maggior parte delle raffigurazioni composte, non fornisce in dettaglio i contributi dei singoli componenti. Non ci dice nulla su quanto azoto entra ed esce da ognuna delle diverse parti del vostro organismo. I diversi compartimenti del vostro organismo assumono e cedono l’azoto a velocità diversa. A questo proposito, sembra importante la diversa pressione d’azoto che si manifesta in queste differenti parti dell’organismo. Alcune aree del vostro corpo possono contenere relativamente poco azoto. L’eccessiva pressione d’azoto in alcune altre aree del vostro organismo, derivante da immersioni troppo profonde, troppo prolungate, o dalle risalite troppo veloci, può innescare quei processi che creano problemi di decompressione. Evidenze Sperimentali e Teoriche. La breve risalita dalla torretta di un sottomarino (un esercizio di training della Royal Navy) e più lunghe decompressioni sperimentali dopo una regolare immersione con aria compressa dimostrano che l’eliminazione dell’azoto da alcuni tipi di tessuto procede più veloce rispetto ad altri ed identificano, con ciò, emivite di azoto più veloci e più lente per le diverse aree del corpo. In molti tessuti le distanze di diffusione sono più corte. Quando la distanza di diffusione tra i capillari è corta, il tessuto è effettivamente ben-irrorato e lo scambio gassoso di quel tessuto può essere descritto ragionevolmente bene dalle emivite. E’ stato inoltre dimostrato che aggiungere più emivite che rappresentino le diverse aree del corpo fornisce predizioni per la sicurezza delle tabelle di decompressione più vicine ai risultati reali. La maggior parte dei modelli di decompressione oggigiorno non utilizzano un solo tempo di emivita per rappresentare l’intero organismo. Non Solo Numeri Le tabelle U.S. Navy riducono adeguatamente l’elevato numero delle possibili emivite raggruppandole in multipli di minuti, per esempio 5, 10, 20, 40, 60, 80, 90, 100 e 120 minuti. Altri modelli utilizzano diversi raggruppamenti di minuti. Sì, le emivite sono dei numeri. Tuttavia, i numeri non sono solo dei concetti, ma sono descrittivi di quanto sta accadendo nel vostro organismo. I numeri rappresentano un sistema conveniente per descrivere matematicamente quei processi che sono biologicamente complicati. Ed i numeri sono molto più indicati che correre dopo un’immersione per segnare dei punti su di un grafico. Il Rilascio del Gas in Parallelo. Il trasporto tissutale dell’azoto può sembrare e può comportarsi come se seguisse un semplice modello matematico, ma lo fa veramente? Non tutti i sistemi assorbono o rilasciano i loro componenti in maniera esponenziale. Ed anche se l’azoto entra ed esce in maniera esponenziale in condizioni controllate, altri fattori, e ciò che si fa durante un’immersione, possono modificarne i calcoli. Si pensa che il flusso del sangue sia il fattore principale che determina l’emivita del tessuto. Sono anche importanti la solubilità del tessuto stesso e del sangue. L’esercizio fisico e le variazioni di temperatura durante l’immersione hanno una grande 49
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Photo by Leonardo Pesaresi
influenza sul flusso del sangue. La temperatura influisce anche sulla solubilità. Il concetto che ciascuno dei compartimenti dell’organismo rilasci il gas separatamente, ma contemporaneamente, è chiamato rilascio “in parallelo”. E’ estremamente probabile che non tutto il gas si diffonda in parallelo da ciascun compartimento corporeo, separatamente, nella circolazione sanguigna per il rilascio tramite l’espirazione. Se un'area a più elevata pressione d’azoto è vicina ad un'area con pressione più bassa, l’azoto fluirà dalla zona a pressione maggiore verso quella a pressione minore, producendo il rilascio in serie da un tessuto all’altro. In farmacologia, il trasferimento in serie è già stato osservato. Inoltre, vi è anche una differenza nel tempo impiegato dalle sostanze per entrare nell’organismo rispetto al tempo occorrente per la loro fuoriuscita. L’ostacolo più importante negli studi è che, nell’applicazione pratica, i subacquei spesso sono creativi rispetto alle regole ed alle linee-guida della subacquea ed i loro comportamenti interferiscono con il trasporto strutturato e comprensibile dell'azoto. Questo vuol dire che essi stravolgono tutto. E ciò ha delle conseguenze pratiche. Le Conseguenze Pratiche I tempi di emivita rappresentano i calcoli per i limiti di tempo d’immersione basati su, tra le altre cose, l’eliminazione dell’azoto che è disciolto nell’organismo, non sull’azoto che è divenuto di nuovo un gas, prima che venga eliminato con la respirazione. Quando si formano le bolle, gli scambi d’azoto non sono più governati dai tempi di emivita. Questo è il punto dove la maggior parte dei modelli di decompressione si rivelano inesatti. Qualche volta, le bolle possono aiutare a rimuovere l’azoto ma, altre volte, dopo che le bolle si siano formate nell’organismo, possono talvolta ritardare ulteriormente la fuoriuscita dell’azoto tramite numerosi processi meccanici e chimici. Cosa si può fare per ridurre o prevenire i problemi causati dalle bolle? 1. Risalire lentamente; 2. Effettuare le soste di sicurezza; 3. Mantenere sano il proprio sistema cardiovascolare; 4. Limitare l’esposizione totale all’azoto. Utilizzate insieme, queste regole possono fare la differenza tra l’avere il tempo di rilasciare l’azoto, prima che evolva in bolle, o permettere all’organismo di riempirsi di “bombe” di gas inerte.
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I Tempi di Emivita Sono Reali Allora, possediamo realmente compartimenti da 60-minuti, o quelli da 5 o da 120 minuti? È probabile che si abbiano strutture dell’organismo che assorbono o rilasciano la metà del proprio carico d’azoto in 5, 60 e 120 minuti. Naturalmente, queste parti non rappresentano un intero organo quale il cuore o lo stomaco, ma potrebbero essere delle strutture simili diffuse in tutto l’organismo. Noi non conosciamo ancora il sistema completo per descrivere il rilascio dell’azoto dall’organismo e quindi non possiamo completamente prevenire la malattia da decompressione, ma i tempi di emivita sono reali.
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PhotoByL.Pesaresi
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Volare dopo l'immersione.
Il DAN riesamina le linee guida Dello Staff DAN
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inee guida: volare dopo l'immersione La questione del volo dopo un’immersione sorge periodicamente tra i subacquei ricreativi. Quanto tempo bisogna attendere dopo un’immersione prima d’imbarcarsi su di un aereo per tornare a casa? La risposta? Il tempo di attesa varia e dipende dal tipo di immersione che abbiamo fatto prima di salire sul nostro volo. Poiché il numero di subacquei che vola pur manifestando dei sintomi che potrebbero indicare una malattia da decompressione è maggiore del numero di subacquei che sviluppa i sintomi durante o dopo il proprio volo, il volare con i sintomi può rivelarsi un problema per la salute maggiore che il manifestare i sintomi durante o dopo il volo. “Questo è un problema didattico, non un problema scientifico” ha affermato il Dott. Richard Vann, Vice President, DAN America Research, nel sommario esecutivo del Flying After Diving Workshop Proceedings pubblicato nel 2004. “I subacquei hanno bisogno di imparare a richiedere un parere medico, piuttosto che di volare, qualora abbiano notato segni e sintomi compatibili con la malattia da decompressione”. Quindi, come fare a sapere quanto tempo attendere? Continuate a leggere. Un po’ di Storia Nel corso della scorsa decade (1993-99), il DAN ed il Duke University Medical Center hanno condotto degli studi sperimentali sul volo dopo le immersioni presso il Center for Hyperbaric Medicine and Environmental Physiology (Centro di Medicina Iperbarica e Fisiologia Ambientale). Le seguenti raccomandazioni per i subacquei ricreativi rappresentano l’accordo raggiunto dai partecipanti al Flying After Diving Workshop del 2002. Questo workshop sul volo dopo le immersioni ricreative è stato organizza52
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to dal Divers Alert Network per riunire i rappresentanti dell'industria della subacquea ricreativa e gli esperti dalle altre comunità subacquee. Le raccomandazioni sono basate sui più recenti studi pubblicati e sulle più recenti prove sperimentali che sono descritte negli Atti del Workshop. Esse si applicano alle immersioni con aria seguite da voli ad altitudini in cabina che vanno dai 2,000 agli 8,000 piedi (da 610 a 2,438 metri), per subacquei che non abbiano sintomi di malattia da decompressione (MDD). Queste raccomandazioni consensuali potrebbero ridurre il rischio di MDD durante i voli dopo le immersioni, ma non garantiscono di poter evitare completamente l’MDD. Intervalli di superficie pre-volo più lunghi rispetto a quelli consigliati in queste raccomandazioni ridurranno ulteriormente il rischio di MDD. Le Linee-Guida Raccomandate Immersioni Entro I Limiti Di Non Decompressione Una Singola Immersione Senza Decompressione: Si suggerisce un intervallo di superficie pre-volo minimo di 12 ore. Immersioni Multiple in un Giorno o Giorni Multipli di Immersione: Si suggerisce un intervallo di superficie pre-volo minimo di 18 ore. Immersioni che Richiedono Tappe di Decompressione Vi sono poche evidenze sperimentali o pubblicate su cui basare una raccomandazione per le immersioni con decompressione. Un intervallo di superficie pre-volo sostanzialmente più lungo di 18 ore sembra prudente. Per Una Discussione Più Completa Se siete interessati a saperne di più sulla storia del volo dopo l’immersione e sulle problematiche ad esso correlate, potete ordinare una copia degli atti del DAN Flying After Diving Workshop (codice del prodotto 401-6400) dal catalogo del sito web del DAN all’indirizzo: www.daneurope.org .
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DAN Mission Statement
IL Divers Alert Network (DAN), un’organizzazione non a scopo di lucro, esiste per fornire informazioni mediche specialistiche e consulenze a beneficio della comunità subacquea. La funzione storica e primaria del DAN è quella di fornire informazioni ed assistenza medica d’emergenza per gli incidenti in immersione, di operare per prevenire gli incidenti e di promuovere la sicurezza in immersio-
DAN EUROPE FOUNDATION Territory: Geographical Europe, European territories and protectorates, with regional IDAN responsability for the Mediterranean Sea and Shore, the Red Sea, the Arabian Gulf, Ethiopia, and the Maldives.
DAN Europe Croatia Area Director: Prof Alessandro Marroni National Director Dr. Darko Kovacevic M.D. Kruge 19A, 10000 Zagreb, Croatia , Fax +385 (0)1 6151900 Email:
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[email protected] DAN Europe Ibérica (Andorra, Portugal, Spain) Area Director: Dr. Jordi Desola, M.D., Ph.D. CRIS Unitat de Terapèutica Hiperbàrica, Dos de Maig 301, Hospital Creu Roja, 08025 Barcelona, Spain, Phone +34 93 347 7366, Fax +34 93 450 3736, Email:
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ne. In secondo luogo, il DAN promuove e sostiene la ricerca e la formazione in campo subacqueo, in particolare per quanto riguarda il miglioramento della sicurezza in immersione, le cure mediche ed il primo soccorso. In terzo luogo, il DAN è impegnato nel fornire le più accurate, aggiornate ed imparziali informazioni su questioni d’interesse collettivo per la comunità subacquea, soprattutto, ma non esclusivamente, per la sicurezza in immersione.
DAN Europe Italia National Director: Dr. Nuccia De Angelis Medical Director: Prof. Alessandro Marroni M.D. P.O. Box DAN, 64026 Roseto , Italy, Phone +39 085 893 0333, Fax +39 085 893 0050. Email:
[email protected] DAN Europe Malta National Director: Dr. Ramiro Cali Corleo M.D. 26, Triq Fidiel Zarb, Gharghur NXR07, Malta. Tel: +356 2141 9804; Fax: +356 2141 9294 ; Email:
[email protected] DAN Europe Polska Area Director: Prof Alessandro Marroni Medical Director, Zdzislaw Sicko, M.D., Ph.D. Membership Assistance Coordinator, Jacek Kot, M.D., Ph.D. National Center for Hyperbaric Medicine, Institute of Maritime and Tropical Medicine, Medical University of Gdansk Powstania Styczniowego 9B Gdynia 81-519, Poland Phone +48 58 699 8610 ( 08:00 – 15:00) Fax: +48 58 622 2789 Email:
[email protected] DAN Europe Skandinavien (Denmark, Norway, Sweden, Finland) Area Director: Dr. Ole Hyldegaard, MD, Ph.D. P.O.Boks 11, 2830 Virum, Denmark. Tel +45 45 836330 Fax +45 45 836 331. Email:
[email protected] DAN Europe Slovenia Area Director: Prof Alessandro Marroni National Director: Prof. Dr. Igor Mekjavic Department of Automation, Biocybernetics and Robotics Jozef Stefan Institute Jamova 39, SI-1000 Ljubljana, Slovenia Tel +386 41 696 558 Fax +386 1 423 2209 Email:
[email protected] DAN Europe Suisse National Director: Dr.Jürg Wendling M.D. Faubourg du Lac 67, 2502 Biel, Switzerland, Phone +41 32 322 3823 Fax +41 32 322 3839. Email:
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Ti sei trasferito? Se l’anno scorso ti sei trasferito, per favore54 invia al Dan il tuo nuovo indirizzo. Domande? Chiama il DAN Europe al numero +39 085 893 0333 o uno dei tuoi uffici regionali indicati in precedenza
DAN FACTS
DAN Europe Türkiye Area and Medical Director : Dr. Ramiro Cali Corleo National Medical Directors: Dr Salih Aydin, Regional Managers : Murat Egi, Ali Konoklu C/o Yavuztürk Sok, No32, D:1; Söğütlüçeşme 34716, Kadıköy ISTANBUL Phone: +90 533 341 5404 / +90 533 448 0458 DAN Europe United Kingdom Gibraltar & Ireland Area Director: Dr. Ramiro Cali Corleo, M.D. Regional Manager: Christopher Young CertEd EMP House, Telford Way Coalville, Leicestershire, LE67 3HE United Kingdom Phone: National 0845 029 1990; International +44 845 029 1990 Fax : National 0845 029 1991; International +44 845 029 1991 Email:
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DAN Europe Affiliate Organizations DAN Maldives Area Director: Prof Alessandro Marroni Medical Director. Dr. Guenter Frey, M.D. Bandos Hyperbaric & Medical Clinic - Bandos Island Resort. Republic of Maldives. Fax +960 44 0060 Email:
[email protected] DAN Egypt Area Director: Prof Alessandro Marroni Regional Director: Dr. Adel Taher, M.D. Hyperbaric Medical Center Sharm el-Sheikh, Egypt Tel.: +20 69 3 660 922 or 23 (from 10:30 till 18:00 - daily) Fax: +20 69 3 661 011 E-mail:
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The other International DAN Organizations DAN America territory: United States and Canada, with regional IDAN responsibility for Central and South America, the Caribbean, Polynesia, Micronesia and Melanesia (except Fiji), and any other area not designated for the other DAN entities President and CEO: Dan Orr The Peter B. Bennett Center, 6 West Colony Place, Durham, NC 27705, USA, Phone +1 919 684 2948, Fax +1 919 490 6630 Email:
[email protected] . Website: http://www.diversalertnetwork.org DAN America - Mexico Director, Dr. Cuauhtemoc Sanchez, M.D. Indiana 260-907, Col. Nápoles Mexico, D.F. 03710, Phone +52 55 5568 8082, Fax +52 55 5568 8083 Email:
[email protected] Website: http:// www.diversalertnetwork.org DAN Japan Territory: Japanese mainland and islands, with regional IDAN responsibility for Northeast Asia-Pacific Director Prof. Yoshihiro Mano, M.D. DAN JAPAN /J apan Marine Recreation Association Kowa-Ota-Machi Bldg,2F, 47 Ota-machi 4-Chome Nakaku, Yokohama City, Kagawa 231-0011 Japan Tel:(81)45-228-3066 Fax:(81)45-228-3063 Email:
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DAN Asia Pacific - Philippines Medical Director, Dr. Benjamin G. Luna, Jr.M.D. Makati Medical Center; 2 Amorsolo St.; Makati City 1200; Philippines Phone/Fax: +63 (0)2 817 5601 (office hours); or Phone: +63 (0)2 815 9911 (ask for Ext. 2123; office hours); Email: blunamd@ cnl.net DAN Southern Africa Territory: Austral Africa, Comoros, Madagascar, Seychelles Islands, plus Kenya and Zanzibar (for residents only, European expatriates refer to DAN Europe) Director Dr. Frans J. Cronje, M.D. DAN-SA Building, Rosen Office Park, Cnr Invicta and Third Roads, Halfway House, South Africa 1685 Telephone: + 27 11 312 0512 - Fax:+ 27 11 312 0054 Email:
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DAN Europe E-mail address list General
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[email protected] DAN Europe Sponsor Program
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DAN Asia-Pacific Territory: Australia and New Zealand, with regional IDAN responsibility for Papua New Guinea, Fiji, Indonesia, Malaysia, Vietnam, Singapore, Cambodia, Myanmar, Philippines, Vanuatu, Solomon Islands, Brunei, Thailand, Hong Kong, Korea, China and Taiwan Director Mr. John Lippmann 49A Karnak Rd, Ashburton, Victoria 3163, Australia. Postal address: PO Box 384 Ashburton, Vic. 3147, Australia. Tel: +61-3-9886 9166; Fax: +61-3-9886 9155 Email:
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DAN EUROPE SPONSOR Ringraziamo tutti gli Sponsor ed i Punti DAN che in tutto il mondo sostengono la missione del DAN con grande dedizione ed entusiasmo
Uno Sponsor aziendale è un'organizzazione che svolge un ruolo importante per lo sviluppo e la diffusione del DAN Europe. I Punti DAN sono importanti partner per la Sicurezza in Immersione. I Subacquei possono rivolgersi ai Punti DAN per il DAN First Aid, la Formazione, informazioni sullo stato di membro DAN e, in alcune occasioni, anche per partecipare alla DAN Diving Research. Tutti i Punti DAN dispongono di un kit di ossigeno e di pronto soccorso per garantire la sicurezza dei subacquei in caso di
CORPORATE SPONSOR DUIKEN VIPMEDIA Publishing & Services - Postbus 7272 - 4800
WORLD ORGANISATION OF SCUBA DIVING (WOSD) Marsdiep 16e - NL-8321 MC URK - Nederland Tel+31 (0)527 688847 - Mobiel: +31 (0)612 590416 Fax: +31 (0)522 242591 -
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GG Breda, The Netherlands - Tel +31 (0)76 - 530 17 21 Fax : + 31 (0)76 520 52 35 - www.duiken.nl -
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SEA FISH PODWODNY SWIAT Witczaka 9 - 41-902 - Bytom - Poland Tel+48-32-2825304 - Fax: +48-32-2826670 www.sea-fish.bytom.pl
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PLONGEUR.COM - FABRICE CHARLEUX BP 110505 - 98709 MAHINA - Polynésie Française Phone: +(689) 79 44 54 - www.Plongeur.com -
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GOLDEN DAN POINTS ACQUASPORT Di Rota Alberto & C. SAS Via Risorgimento 46 - 23900 Lecco - Italy Tel: +39-341 285915 Fax: +39-341 283577 Web: www.acquasportlecco.com Email:
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CENTRUM NURKOWE AQUANAUTIC Naftowa 1, 65-705, Zielona Gora, Poland Tel. +48 684512458- Mobile: +48 509628737 - Fax: +48 684512458 www.aquanautic.pl -
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AQUAVENTURE Plezantstraat 66 - 9100 Sint-Niklaas - Belgio Tel +32 (0)32651610 Fax : +32 (0)3 265 16 11
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CENTRUM NURKOWE KRAKEN Ul. Kobierzynska 43, 30-363 Krakow - Poland Tel +48-12-2668683 - Fax: +48-122668683 -
[email protected]
A.S.D. I TITANI DI VINCENZO POLIMENI c/o Centro sportivo MACO - Via Ettore Rota 6/8 - 00177 Roma - Italia Tel 062419360 - Fax 0624193035 - Cell 3486900581
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CENTRUM NURKOWE LET'S DIVE Zgodna 80, 30-444, Krakow-Libertow, Poland Tel +48 513 800 900 - Fax: + 48 12 2700161 www.letsdive.pl -
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ASSOCIAZIONE SPORT E VITA DIVING CENTER Via Agrippina, 22 - 80070 Bacoli NA -Italia Tel 081-5235683 Fax: 081-5235683 - www.sportevita.it - info@ sportevita.it
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FINEGLOBE-DIVING SERVICES P.O. BOX 62867, 8069 PAPHOS, CYPRUS Tel. +357-99089784 Website: www.fineglobe.net Email:
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CENTRUM TURYSTYKI PODWODNEJ VENTURI Ul. Dworcowa 37, 85-009 - Bydgoszcz, Poland Tel +48 52 345 6869 - Fax: +48 52 348 6077 -
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CYDIVE Diving Centre & Instructor Training Academy 1 Poseidonos Avenue 8042 Paphos - Cyprus Tel +357-26934271 - Fax +357-26935307 www.cydive.com -
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DAHAB TEC DIVERS P.o Box 37 - Dahab, South Sinai - Egypt - Mobile: +20-101350969
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TAUCHSPORT ALLERSBERG Hilpotsteiner Strasse 6, 90584 Allersberg -Germany Tel. +49-91765359 - Fax: +49-9176-998150 Website: www.tauchsport-allersberg.de Email:
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ESQUELA DE BUCEO SCUBA PLUS Cala'n Busquets 10 Ed. Las Terrazas 07760 Ciudadela De Menorca - SpainTe: .+34-696903160 Web site: www.scubaplus.org E-mail:
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BEYOND DIVING Wallbergstr. 2 / Karwendelplatz, 85598 Baldham b. München, Germany Tel. +49-89-9010800 - Fax: +49-8106-21007-29
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D.D.R.C. Ltd./ The Oxygen Centre Kypreopoullos Court 2, Amathus Ave. 59, 4532 Limassol - Cyprus Tel +357-25320101 - Fax: +35725320108 24hr emergency: +357 99 5188 37 - www.hbo-therapy.com -
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BLUE DOLPHIN Via San Francesco D'assisi 10 - 00044 Frascati (Roma) Tel e Fax 06-9425565 -
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emergenza. "I Punti DAN" sono anche autorizzati a distribuire i prodotti DAN Europe a tutti i subacquei, e gli Istruttori DAN e ed i Trainers DAN potranno acquistare i materiali didattici DAN in questi "Punti DAN". Come servizio extra per gli Istruttori DAN, questi Punti DAN potrebbero anche fornire un servizio di noleggio per le Unità ad Ossigeno e DAE. Mentre un Punto DAN Silver sarà in grado di offrire almeno 1 tipo di Corso DAN Provider, un Punto DAN Gold sarà in grado di offrire tutti i Corsi DAN Provider e tutti i Corsi Istruttori DAN, rendendo specializzati nella formazione DAN First Aid. CARDIOPROTEC C./ Salvador Ferrandiz, 30 - 03750 Pedreguer (Alicante) - Spain Tel +34 690 052 576 - Fax: +34 966 457 512
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DIVECENTER NEW ATLANTIS Wilhelminastraat 2 - 9611 JW Sappemeer Tel +31 (0)598 380688 - Fax +31 (0)598 398266 -
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ITS SAFETY-FIRST/De onderwaterwereld Koningstraat 40 - 2011 TD Haarlem - Tel 023 5367189 www.onderwaterwereld.com -
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LOK - LIGA OBRONY KRAJU KOMISJA PLETWONURKOWANIA CHOCIMSKA 14, 00-791 WARSZAWA - POLAND email:
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KALLIOPI DIVE COLLEGE P.O. Box 61036 - 8130 Paphos - Cyprus Tel +357-26818534 -
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DIVE-IN LTD. LARNACA 132 Piale Pascha, 6028 Larnaca - Cyprus Tel +357-24627469 - Fax: +357-24627469 www.dive-in.com.cy -
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MAINDES Postbus 171 - 7940 AD Meppel - Nederland Tel +31-(0)522-242592 - Fax: +31-(0)522-242591 www.maindes.com -
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DIVEVERSITY Kempervennendreef 8, 5563 VB Westerhoven - Netherlands Tel +31-40-2017465 - Fax +31-40-2044792 www.diveversity.com -
[email protected]
MANATEE DIVING Raadhuisplein 13 - 2914 KM NIEUWERKERK AAN DEN ijSSEL - Nederland Tel +31(0)6 55188644 - fax: +31(0) 180 315106 - manateediving@ xs4all.nl
DIVE POINT RED SE Matthias Breit P.O. Box 219 Hurghada / Red Sea Egypt Tel +2-012-3255483 - Fax +2-065-3442019
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MOBY DICK Melbournestraat 36 & 38a - 3047 BJ Rotterdam - Holland Tel +31-10-4767992 - www.mobydick.nl -
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DIVING DISEASES RESEARCH CENTRE Tamar Science Park, Derriford, PL6 8BU Plymouth - United Kingdom Tel +44-1752-209999 - Fax: + 44-1752-209115 www.ddrc.org -
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PIMIA DIVING Demmerik 25, 3645 EA Vinkeveen - Nederland Tel +31-297-263270 - fax +31-297-263270 - www.pimia.nl - info@ pimia.nl
DUIKCENTRUM NEDERLAND hotsestraat 7, 5171 DT Kaatsheuvel - Nederland - Tel +31-162850275 www.duikcentrumnederland.nl -
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PROFESSIONAL DIVING UNIT Postelseweg 88 - 5521 RD Eersel - Nederland Tel +31-497-517704 - Fax: +31-497-512940 - www.pdu.nl - info@ pdu.nl
ELBLASKIE WOPR Ul. Robotnicza 68, 82-300 Elblag, Poland Tel +48 55 2349261 - Fax +48 55 2349261
[email protected] - www.elblaskiewopr.pl
SCUBA DOLPHIN Via Montecassiano 15, 00156 Roma - Italia Tel 393-4177257 - 347-6447821 - www.scubadolphin.it
[email protected] -
[email protected]
EME / Prevent & Rescue International Peelmanserf 10, 5706 JZ Helmond - Nederland - Tel +31-(0)492590591 www.eme.nl -
[email protected]
SCUBAKRETA DIVING CENTER Nana Beach Hotel, 70014 Chersonissos-Crete, Greece - Tel +30 2897024915 Fax +30 2897024916 - www.scubakreta.gr -
[email protected]
ENAZUL C/. Mayor,50, 50001 Zaragoza, Spain -
[email protected]
SIRENA SUB Vipavska C. 54, 5000 Nova Gorica - Slovenia Tel +38641687210 - Fax: +38653330378 - www.reef.si -
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EXSTREAM Kosciuszki 35 A, 50-011 Wroclaw - Poland Tel +48-602235345 - Fax: +48-713422800 www.exstream.com.pl -
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SNORKEL D.C. Avda. Del Mar s/n - Llafranc - Spain Tel +34-972 30 27 16 www.snorkel.net -
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GALICIA TECHNICAL DIVING J. Tielemansstraat 31 - 3200 Aarschot - Belgium Tel +32-475257720 - Fax: +32-16520749 - www.galicia.be - info@ galicia.be
SPORT EDER Sulzbacher Str. 1, 94152 Neuhaus am Inn, Germany Tel + 49-8503-8010 - Fax +49-8503-8630 -
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GLOBAL UNDERWATER SERVICES Ltd. Maurizio Carmini - Via M. Fanti, 8, 50019 Sesto Fiorentino - Italia Tel +39-348-8430109 - Fax +390554491603 -
[email protected] technical-diving@ hotmail.com - www.mauriziocarmini.com -
[email protected]
TAKE AIR Schagerweg 33, 1751 CA, Schagerbrug, Netherlands Tel +31 650622161- Fax: +31 320 264611 -
[email protected]
GORNOSLASKIE CENTRUM NURKOWE SEA FISH Podwodny Swiat - Witczaka 9 - 41-902 - Bytom - Poland Tel +49-32-2825304 fax +48 32 282 66 70 www.sea-fish.bytom.pl -
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GOLD DAN POINT TAUCHCENTER DIVING WORLD KIRSCH Willi Grasser Str.21., 91056 Erlangen, Germany Tel +49 9131 67173 - Fax +49 9131 63625
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GRUPPO SUBACQUEO LUCIANOSUB Via Facheris 50 - 24064 Grumello del Monte (BG) - Italia Tel 348 5601635 - 035 914466 - Fax 035 914480
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TIME TO DIVE Kuringersteenweg 517, 3511 Hasselt - Belgium Tel +32-11-740602 - Fax: +32-11-740602 www.timetodive.be -
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TNT DIVING Steenweg Op Rijkevorsel 19, 2330 Merksplas - Belgium Tel +32-14-14719356 - Fax +31-13-5436459 www.tntdiving.com -
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SILVER DAN POINT DIVECENTER SCUBIDO Laanweg 5-B - 1871 BH Schoorl Tel 072-5090477 -
[email protected] - www.scubido.com
STICHTING SAVE AND CARE Mendelssohnstraat 18, 3261 JL OudBeijerland, Netherlands - Tel +31 186 616411 Mobile +31 6 41249115 -
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DUIKPUNT Torhoutsesteenweg 551, 8400 Oostende - Belgie Tel +32-59800951 - Fax +32-59807806 - www.duikpunt.be - i
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LAZYWAVE Via dei Mille, 39 - Van der Takstraat 194, 3071 LM Rotterdam, Netherlands Tel +31-10-2800798 -
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SEASINGS DIVERS De Binderij 47, 1321 EG Almere, Netherlands Tel: +31-1365363826 Fax: +31-1365365379 Website: www.seasignsdivers.com Email:
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CETUS DIVING Lange Voren 22, 5521 DD Eersel, Nederland Tel: +31653266940 Fax: +31497518635 Email:
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Vincitore
GIUSEPPE PICCIOLI DAN Europe ringrazia tutti i partecipanti che, grazie alle loro foto, hanno contribuito alla buona riuscita di questo Photocontest.
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